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Con gli Oregon il jazz abbraccia le musiche del mondo

Con gli Oregon il jazz abbraccia le musiche del mondoOregon

Musica Tappa capitolina per lo storico ensemble, fondato nel 1970, guidato da Ralph Towner e Paul McCandless

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 22 luglio 2017

Grande affluenza di pubblico alla Casa del Jazz dove – nell’ambito della rassegna SummerTime 2017 – ha fatto tappa il tour degli storici Oregon. Giardino della Casa del Jazz colmo di pubblico per il recital degli Oregon. Un gruppo che esiste dal 1970 e che pur con pause e cambiamenti di organico, non ha smesso di produrre musica (trenta album, l’ultimo Lantern è uscito per la CamJazz) e di suonare dal vivo. La formazione attuale comprende due membri fondatori come Ralph Towner (1940; chitarrista, pianista, compositore e polistrumentista) e Paul McCandless (1947; sax soprano, oboe, clarinetto basso, corno inglese), il percussionista-batterista Mark Walker (1961; nel gruppo dal 1996) ed il contrabbassista Paolino Dalla Porta (1956).

La loro musica parla da sola evidenziando caratteristiche proprie che hanno sempre fatto parte della «estetica Oregon»: suono rigorosamente acustico; elementi jazz – soprattutto nell’improvvisazione – uniti ad una forte sensibilità per le musiche del mondo; dimensione cameristica; composizioni originali che ben sfruttano raffinate soluzioni timbriche (utilizzando clarinetto basso ed oboe) ed una dinamica che sa arrivare al pianissimo. Il concerto romano ha visto alternarsi brani di un consolidato (ed amato) repertorio e composizioni provenienti da Lantern ed è su queste che ci si concentrerà in quanto tipiche del gruppo ma collocate nell’oggi.

Duende si snoda su un arpeggio di chitarra con il tema al sax soprano: malinconica nella prima parte, la melodia si complica nella seconda fin quasi a diventare una danza. Walk the Walk del batterista e The Glide di Towner – come la maggioranza dei brani – costituiscono, invece, il versante più jazzistico del gruppo: il tempo è più veloce, il piano sostituisce la chitarra e la batteria prevale sulle percussioni. Un motivo anonimo e tradizionale è, invece, The Water Is Wide, arrangiato da McCandless: lento e solenne, eufonico e cantabile rappresenta la dimensione «ottimistica» e «vitalistica» del gruppo, con l’arrangiatore al soprano, Towner ancora al piano, Della Porta al contrabbasso e Walker alla batteria. Ultimo pezzo (prima del bis) Dolomiti Dance , dove si esalta il tocco chitarristico di Ralph Towner.

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