«La musica non proviene dalla parte cosciente dell’anima e non si indirizza al cosciente, ma la sua forza emerge dall’inconscio e agisce sull’inconscio» (Jung). Siamo sicuri che C.G. Jung avrebbe fatto qualunque cosa per avere fra i suoi pazienti Eric Clapton o avrebbe tentato un carteggio come fece con J.Joyce, e siamo certi che anche l’illustre psicologo e psichiatra svizzero, nel vedere e nell’ascoltare questo Nothing but the blues, live at Fillmore 1994, avrebbe solo constatato ancora di più quanto la musica sfiori davvero archetipi che nemmeno in analisi possono essere raggiunti, come lui stesso affermava. Parliamo di inconscio, della sua forza , che è l’origine del blues, quel genere che devi «essere» prima e poi farlo uscire fuori. Clapton è il blues e fa un viaggio nel suo inconscio riproponendo la storia da Muddy Waters, Robert L.Johnson, Tampa Red. Splendidi i musicisti, fra questi Jim Keltner, Dave Bronze, Jerry Portonoy, Simon Clarke, Tim Senders. Avete ancora dubbi se Clapton sia o meno il re del blues? Se ascoltate questo album, avrete la risposta. Non dividete mai Clapton dalla sua chitarra perché sarebbe come dividere il blues dall’anima.