E’ Down Under. Sud batte Nord 4-0. Per la prima volta nella storia della coppa del mondo le quattro squadre che approdano alle semifinali del torneo appartengono tutte all’emisfero meridionale.

Il Vecchio Continente, culla del rugby, è stato spazzato via. Insieme alle tre grandi potenze, Nuova Zelanda, Australia e Sudafrica, anche l’Argentina raggiunge la semifinale battendo la favorita Irlanda 43-20.

Si è giocato a Cardiff, in uno stadio pieno di tifosi irlandesi. I pronostici della vigilia erano tinti di verde. L’Irlanda, che nella sua storia ai mondiali non era mai riuscita ad andare oltre i quarti di finale, aveva vinto gli ultimi due Sei Nazioni.

Il suo era il miglior rugby dell’emisfero Nord: bel gioco, tante soluzioni, un grande pacchetto di mischia, una terza linea da fare invidia a tutti.

Nel suo girone aveva battuto tutte le avversarie, prima il Canada, poi la Romania, poi ancora l’Italia. Infine la Francia, ma per quella vittoria aveva pagato un carissimo prezzo, perdendo il capitano Paul O’Connell, il regista Sexton, e le due terze linee O’Mahony e O’Brien. Assenze pesantissime.

I pumas si sono presentati all’appuntamento come soltanto loro sanno fare: con una carica emotiva pazzesca, le lacrime che zampillavano durante l’esecuzione degli inni, la volontà di fare tutto e anche qualcosa di più. Trance agonistica totale. Ma soprattutto un bel gioco e le idee giuste per metterlo in pratica.

Dopo tre minuti, meta del centro Moroni. Sanchez trasformava ed era 7-0. Dopo altri sette minuti altra meta di Imhoff con trasformazione: 14-0. Un altro penalty di Sanchez (23 punti in totale per lui dalla piazzola) e i pumas salivano sul 17-0. Era il 18’ e i sudamericani avevano segnato una media di un punto al minuto.

All’Argentina riusciva tutto: il gioco al largo, gli inserimenti negli spazi, la mischia. Giocava bene, benissimo, dava spettacolo. I suoi trequarti, soprattutto le ali Cordero e Imhoff e l’estremo Tuculet, divoravano metri di campo, veloci e sguscianti, e le terze linee, Matera, Senatore e Fernandez Lobbe, dominavano i punti di incontro.

L’Irlanda pareva sotto choc. Senza O’Connell e la sua leadership, la squadra sembrava essersi persa, tramortita dal gioco spumeggiante dei suoi avversari. Ma davvero poteva andare avanti così? Era possibile che una corazzata come quella irlandese potesse trascorrere un’intera partita a farsi  prendere a schiaffoni dagli argentini?

Qualcosa doveva per forza cambiare. A riequilibrare il match ci pensava Ramiro Herrera, il pilone destro dei pumas, che si faceva beccare dall’arbitro in un intervento proibito: cartellino giallo, dieci minuti fuori.  Il vento girava. Penalty di Madigan, poi meta di Fitzgerald: la cavalcata argentina era arrestata a un passo dal precipizio, l’Irlanda riusciva ad andare al riposo sul 20-10.

Al rientro in campo, dopo quattro minuti l’Irlanda era ancora in meta con Murphy e con la trasformazione di Madigan saliva a meno tre: 20-17. Due penalty per parte ed era 26-20 perché Madigan ne sbagliava uno.

Pativa, l’Argentina, ma resisteva alle sfuriate irlandesi. E a dieci minuti dalla fine riprendeva il largo con Tuculet prima e poi con Imhoff, con due splendide azioni in velocità. 43-20 e l’Irlanda era in ginocchio.

A Twickenham l’ultimo quarto, con l’Australia che ha dovuto aspettare l’ultimo minuto e un penalty di Bernard Foley per battere la Scozia e mettere al sicuro la sua qualificazione. E’ finita 35-34.

Per i wallabies quella che doveva essere una passeggiata si è invece trasformata in una partita in salita.

Una partita divenuta incubo nel finale di gara, quando gli scozzesi, che già avevano chiuso il primo tempo in vantaggio di un punto (15-16) ma avevano poi sofferto la miglior qualità degli avversari, si sono trovati davanti grazie a un intercetto di Bennett che filava a schiacciare in mezzo ai pali.

Fino a quel momento si era vista una Scozia orgogliosa e combattiva che aveva messo alle corde i wallabies, sfruttando tutte le occasioni a disposizione, mentre l’Australia era apparsa appannata e indisciplinata. Nei calci piazzati il capitano scozzese Laidlaw ha surclassato l’apertura Foley.

Cinque le mete australiane (Ashley Cooper, Hooper, Kuridrani e doppietta di Mitchell), tre quelle scozzesi (Seymour, Horne e Bennett).