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«Con Anthony è stata un’intesa artistica perfetta»

«Con Anthony è stata un’intesa artistica perfetta»Franco Battiato e Anthony – foto di Antonio Pizzicannella

Franco Battiato Esce «Del suo veloce volo», cd live dal concerto all'Arena di Verona

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 27 novembre 2013

 

«Mi piace lavorare con Franco Battiato perché è una persona gentile, sembra essere la coscienza degli italiani; un misto di profonda saggezza e innocenza». Parole di Anthony scritte di suo pugno nella copertina interna di Del suo veloce volo (Mercury/Universal), cd live uscito ieri testimonianza del concerto che lo scorso 2 settembre ha visto i due artisti uniti sul palco dell’Arena di Verona. Insieme alla Filarmonica Arturo Toscanini i due mondi musicali si sono incontrati in due set distinti, intervallati da alcuni duetti: You’re my sister, la cover dei Rolling Stones As tears go by e il brano da cui la loro collaborazione è iniziata, Frankenstein che su Fleurs 2 di Battiato è diventata, appunto, Del suo veloce volo.

«Come è nata l’idea del disco? – spiega Battiato – è partito tutto dal concerto a Verona. Doveva essere un evento, poi abbiamo pensato di registrarlo e alla fine è diventato un cd». La foto di copertina è un montaggio fra i loro volti, a testimoniare la profonda comunanza artistica: «Con Anthony condividiamo lo stesso genere di sentimenti, apprezziamo l’uno dell’altro lo stile vocale».

Sui duetti racconta: «You’re my sister l’ha scelta lui, io volevo fare Crazy in love di Beyoncé, che lui ha inciso trasformandola letteralmente». Del suo veloce volo riporta come ospite la musa Alice: «Ha scelto una vita appartata, poi quando è tornata con il disco di inediti (ndr Samsara, 2012) le ho scritto Eri con me. Ora le hanno proposto di andare a Sanremo con un mio brano, ma non so se riuscirò a scriverlo perché mancano pochi giorni e non riesco a trovare un momento libero per concentrarmi». Il suo iperattivismo: «Forse si avvicina il mio passaggio eterno..» ironizza, lo porta in questi giorni in tour con il progetto Diwan, che riunisce musicisti del Mediterraneo (stasera tappa al teatro Rossetti di Trieste), mentre venerdì a al Festival di Torino verrà presentato Temporary Road, un film documentario su di lui diretto da Giuseppe Pollicelli e Mario Tani, nelle sale solo l’11 dicembre.

Si parla anche dei tagli alla cultura: «Per quanto riguarda la musica leggera, sono uno di quelli che se ne frega dei finanziamenti, perché il settore si è sempre autodifeso. Sulla musica lirica che è un istituzione è un’altra questione, perché si parla di preservare un repertorio tradizionale e allora c’è bisogno di un’intervento statale e comunale. Non capisco questa follia del patto di stabilità, con comuni pieni di soldi che non possono spendere». Il disco si chiude sulle note di Inneres Auge, pesantissimo attacco alla classe politica corrotta inciso nel 2009: «Ai tempi di Povera Patria mi dicevano che ero un profeta. Non era vero, nell’antica Roma leggiamo lettere in cui i politici si comportavano allo stesso modo di oggi».

Sconsolato anche sulle vicende del Pd: «Penso che non voterò alle primarie, mi inserirò nella zona di quei trenta milioni che non votano». Ancora cinema nell’immediato: «Mi hanno commissionato un documentario sulla morte. Chi è il committente? Un operaio siciliano, vicino alla pensione, una persona semplice ma con una testa che viaggia veloce». «Questo signore – sottolinea Battiato – ha messo 50 mila euro in questo progetto. In realtà avevo pensato di girare un film sulla morte, ora si è creata la situazione giusta. Ho già iniziato a girare, realizzando un’intervista ad un monaco occidentale ma il grosso lo farò in un viaggio a Kathmandu. Perché i tibetani sono quelli che hanno l’idea più chiara su cosa succede agli uomini subito dopo la morte».

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