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Comunque vada sarà una «presidenta»

Comunque vada sarà una «presidenta»Michelle Bachelet alla commemorazione dei 40 anni del golpe del '73 – Reuters

Cile Il prossimo 17 novembre sarà sfida tra Evelyn Matthei e l’«ex» Michelle Bachelet

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 2 ottobre 2013

L’appuntamento elettorale del prossimo 17 novembre avrà per il Cile un significato epocale. A quarant’anni dal golpe che profanò una democrazia ultracentenaria, il Paese ha infatti già in mano una certezza: a governarlo per i prossimi 4 anni, sarà per la seconda volta nella sua storia una donna. A garantirlo è una sfida ormai ridotta alla volata tra l’ex presidente Michelle Bachelet, a capo di una coalizione socialdemocratica, e la candidata del centrodestra liberale, Evelyn Matthei, subentrata a Pablo Longueira in piena campagna, dopo che questi è finito al tappeto per «un grave quadro depressivo».
Davanti alla portata storica del momento, il cittadino cileno si sta preparando ad eleggere il terzo presidente del dopo-Pinochet con una forte intenzione di voto. L’agenzia statistica Ipsos, per esempio, prevede che il 75% degli aventi diritto andrà a votare, ma ricorda che questo tipo di previsioni sono solite essere smentite al ribasso dai risultati definitivi. Riguardo alle preferenze, poi, la favorita è Bachelet, con il 31%, mentre Matthei sarebbe più di 10 punti sotto, al 20%.
Dati ancor più categorici rispetto a questi che sono ormai vecchi di due mesi, sono stati pubblicati il 30 agosto dal Centro Studi Pubblici del Cile (Cep): bachelet al 44% e Matthei addirittura ferma al 12%. In seconda fila tre candidati, due dei quali frutto di interessanti anomalie della sinistra cilena. Il primo e favorito è Marco Enriquez Ominami. Figlio di un rivoluzionario ucciso poche settimane dopo il golpe, MEO fu adottato da un compagno di militanza del padre, studiò all’estero e diventò poi famoso in patria come regista di una soap opera. Ex tesserato del socialismo di Bachelet, ora ha fondato il Partido Progresista e correrà da solo per La Moneda, con un programma moderato.
A conquistare le maggiori simpatie nei movimenti, però, è Marcel Claude, uno stimato economista di 56 anni che perse il lavoro di responsabile ambientale della Banca Centrale quando presentò un dossier che legava lo sviluppo economico del Paese alla spogliazione delle risorse naturali. Oggi, sotto la bandiera del Partido Humanista, benedetta da diverse sigle della sinistra extra-parlamentare, Claude propone per il Cile ambientalismo e anti-liberalismo. Come Ominami, lotterà tra il 2 e il 5%.

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