Doveva essere la giornata della prima uscita pubblica di Catello Maresca (magistrato in aspettativa da mercoledì scorso) come candidato sindaco di Napoli del centrodestra e invece a fare notizia è stato Gaetano Manfredi, che ha sciolto la riserva accettando di correre per il centrosinistra: «Napoli torna finalmente protagonista sullo scenario politico nazionale – ha scritto sui social -. Adesso possiamo partire tutti insieme per costruire la città del futuro». Ex rettore della Federico II ed ex ministro dell’Università del Conte 2, la scorsa settimana aveva diffuso una lettera aperta per chiedere un impegno preciso dei partiti, a cominciare da Pd, 5S e Leu, sottoscrivendo un Patto per Napoli lungo due binari: risanamento dei conti (5 i miliardi da ripianare tra debiti e crediti inesigibili) sul modello del Salva Roma e una forte politica di investimenti che rilancino la vocazione produttiva della città per interrompere la spirale del debito.

UN RUOLO IMPORTANTE è stato giocato dal presidente della Camera, Roberto Fico: a lungo nella rosa dei candidati, anche l’esponente 5S ha studiato i conti del comune con i tecnici della Camera. Lunedì ha formalizzato la sua rinuncia a correre ma il lavoro fatto è stato messo a disposizione di Manfredi e della coalizione, salvando così l’asse dem – 5S che rischiava di frantumarsi. Con una road map chiara, si attendeva solo l’impegno formale dei principale partiti. Un passaggio fondamentale perché il testo dovrà diventare una misura da inserire nella prossima finanziaria, acquisita quindi dal governo e in particolare dal Mef, un ministero retto da un tecnico che risponde a Draghi. Manfredi ha chiesto al suo schieramento un impegno ufficiale a costo di affrontare una battaglia con «gli alleati» della Lega e persino con il premier.

Le firme in calce al Patto sono arrivate ieri pomeriggio. Il primo a darne notizia via social è stato Giuseppe Conte, leader in pectore dei pentastellati: «Ciò che serve non è cedere a fusioni a freddo ma partire dall’analisi dei problemi e da qui trovare le soluzioni. Il Patto mette nero su bianco misure concrete per il territorio, comprese le aree dove la depressione socio-economica ha morso con più ferocia. Tutte le forze politiche sono chiamate a rispondere all’appello di una città che è il cuore del nostro Meridione. È un investimento per il paese poiché rappresenta un’inversione di rotta applicabile a tutti i comuni».

CONTE ha poi aggiunto: «Desidero ringraziare Fico per l’impegno profuso a favore della sua città e per il grande lavoro a sostegno di Manfredi». Lo stesso presidente della Camera ha poi commentato: «Il suo è un profilo di alto valore, si farà portatore di un modo nuovo di fare politica. L’alleanza M5S, Pd e Leu è ben salda». Tra i 5S (tranne i dissidenti come Maria Muscarà) hanno benedetto l’accordo i ministri Di Maio e Patuanelli, la consigliera regionale Ciarambino, i parlamentari Iovino e Gallo.

ENRICO LETTA dal Pd ha tirato un sospiro di sollievo, dopo settimane di incertezza: «Una bella giornata, credo che Manfredi sarà il sindaco della ricostruzione di Napoli mentre si ricostruisce l’Italia. Un’analisi seria sul rapporto tra centro e periferia, sulle forme di federalismo va assolutamente fatta. La logica della locomotiva non va, dobbiamo lavorare su ogni vagone». Porta a casa un punto importante anche il segretario provinciale del Pd, Marco Sarracino. Eletto a fine 2019, l’anno prima il suo partito era sceso in piazza con la destra fino a Casapound per chiedere il dissesto del comune. Ieri Sarracino ha commentato: «Abbiamo lavorato con serietà e pazienza per costruire una nuova alleanza». In casa Leu è stato Roberto Speranza a siglare l’accordo: «Manfredi ha passione, forza e intelligenza per guidare Napoli. Siamo al lavoro per costruire una grande coalizione popolare».

COSA PREVEDE IL PATTO per Napoli? Il testo individua tre interventi legislativi a livello statale «volti a rendere sostenibile la gestione del debito in base ai principi di solidarietà, coesione territoriale ed equità intergenerazionale»: una procedura per la gestione commissariale del debito del comune che ricalchi quella dal 2008 per Roma; l’incremento da 500 milioni ad almeno un miliardo annuo, per il triennio 2021-2023, del Fondo per il sostegno all’equilibrio di bilancio degli enti locali, istituito dal dl Sostegni bis; un piano straordinario «per l’assunzione e la riqualificazione di personale da parte degli enti locali, con particolare riferimento a figure professionali dotate di qualificazione specifica». Queste misure si dovrebbero affiancare ai nuovi strumenti già introdotti: il fondo per gli enti in difficoltà finanziarie imputabili alle condizioni socio economiche dei territori; il fondo per il concorso al pagamento del debito dei comuni capoluogo delle città metropolitane; ristrutturazione del debito degli enti locali con accollo allo stato.

GESTIONE COMMISSARIALE: l’obiettivo è separare i debiti pregressi dalla gestione ordinaria, affidandoli a un commissario di governo che prenderebbe in carico le entrate e le obbligazioni assunte a una certa data. Il commissario dovrebbe ricevere «una dotazione non inferiore a 150 milioni di euro annui»: la maggior parte garantita dallo stato, il resto finanziato con addizionali commissariali (come l’Irpef o i diritti di imbarco all’aeroporto e al porto).