Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni li ha chiamati ieri «venti contrari» alla ripresa e si chiamano «inflazione», «strozzature nelle catene di approvvigionamento» e «pandemia del Covid-19» che minaccia la salute pubblica e l’economia capitalista. Il «quadro generale rimane positivo», «il saldo dei rischi» per le prospettive di crescita sia “inclinato al ribasso», ma «fare previsioni non è uno dei compiti più semplici» ha aggiunto Gentiloni. Si parla, nello specifico, della logistica globale e della produzione di materie prime e microprocessori. I lockdown sporadici, insieme alla carenza di manodopera, si aggiungono alle interruzioni della produzione che rallenta la circolazione delle merci.

In questo quadro ci sono «rischi particolarmente rilevanti negli Stati con tassi di vaccinazione relativamente bassi» sostiene la Commissione. E poi c’è la guerra che usa i migranti come arma politica, e il conflitto che divide gli stati membri dell’Ue sui nuovi muri con i soldi comunitari. Ieri il bielorusso Alexander Lukashenko ha minacciato di tagliare il gas all’Europa nello scontro sui migranti al confine con la Polonia. «Non ci faremo intimidire» ha risposto Gentiloni.

Per l’Italia le prospettive restano molto positive. La crescita del Pil dovrebbe attestarsi al 6,2% nel 2021 per poi proseguire al 4,3% e al 2,3% nel 2023. Le precedenti tabelle della Commissione prevedevano una crescita del 5% per l’anno in corso e del 4,2 per il 2022. Il rapporto debito pubblico Pil è destinato a diminuire dal 155,6% nel 2022, al 151% nel 2023. Dopo essere salito al 9,6% del Pil nel 2020, il deficit dovrebbe diminuire al 9,4% nel 2021.