Europa

Commissione Ue, c’è l’accordo: la tedesca von der Leyen presidente

Commissione Ue, c’è l’accordo: la tedesca von der Leyen presidenteUrsula von der Leyen; in basso Christine Lagarde – LaPresse

Bruxelles Sulla ministra tedesca della difesa l’ok italiano. Christine Lagarde guiderà la Bce

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 3 luglio 2019

La lista è questa: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione; Charles Michel, presidente del Consiglio; Christine Lagarde, presidente della Bce; Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera e di difesa. Frans Timmermans e Margrete Vestager, primi vice-presidenti. Ma non piace a tutti. Anche se c’è la novità che per la prima volta nella storia della Ue la Commissione e la Bce saranno dirette da due donne. Peccato siano entrambe conservatrici.

DOPO UN VERTICE DI 21 ORE, sospeso e poi ripreso ieri, con un forte ritardo sulla tabella di marcia, i capi di stato e di governo si sono messi d’accordo su 4 proposte per i Top jobs, che dovranno essere confermate dal voto del Parlamento europeo in questi giorni. La scelta della tedesca Ursula von der Leyen, 61 anni, attuale ministra della Difesa, è stata subito contestata. Socialisti e verdi non sono per nulla entusiasti. «Una grande soluzione. Per l’esercito tedesco – ironizza il gruppo verde – E’ questo quello che intende Macron per esperienza politica?». Ancora più diretto Martin Schulz, ex presidente Spd dell’Europarlamento: «E’ una vittoria di Orbán e dell’est Europa», che hanno forzato la mano e abbattuto Frans Timmermans, Spitzenkandidat dei socialisti, odiato da Ungheria e Polonia per aver combattuto la battaglia a favore del rispetto dello stato di diritto e inviso all’Italia perché considerato rigorista sui conti pubblici.

Come Christine Lagarde, alla testa dell’Fmi dopo essere stata ministra delle Finanze di Nicolas Sarkozy, anche Ursula von der Leyen, che dal 2005 ha fatto tutta la sua carriera all’ombra di Angela Merkel, è ben introdotta nel mondo della finanza internazionale, sempre presente a Davos e attiva nel board del World Economic Forum. In Germania, i Grünen segnalano «scheletri nell’armadio», un’inchiesta su contratti di consulenza al ministero della Difesa. Per problemi di coalizione interna, la Germania si è astenuta in Consiglio al voto per von der Leyen.

L’OFFENSIVA DI MACRON e di Pedro Sanchez per scalzare il Ppe dai posti di comando è fallita: il Ppe, che è in declino ma è ancora il principale gruppo, conserva i comandi, con la presidenza della Commissione e della Bce, mentre solo 24 ore prima aveva sfiorato la débâcle, con l’ipotesi del socialista Timmermans alla testa della Commissione. I liberali si piazzano bene, con il primo ministro belga (in difficoltà nel suo paese), Charles Michel, alla presidenza del Consiglio.

L’Europa del sud ha spazio con lo spagnolo Josep Borrell, socialista, ex presidente dell’Europarlamento, come Mr.Pesc, anche se il gruppo S&D, secondo a Strasburgo, deve accontentarsi di replicare la situazione della precedente Commissione: Borrell succede a Federica Mogherini. L’Italia, che ha contribuito a impallinare Timermans e che dovrebbe anche ottenere una vicepresidenza, può tirare un sospiro di sollievo: evita il tedesco Jens Weidmann alla Bce e spera di trovare nella francese Lagarde un atteggiamento più comprensivo sul debito. Il gruppo S&D giudica «profondamente deludente» la scelta fatta dal Consiglio, non solo perché è stato affossato il meccanismo dello Spitzenkandidat, che «abbiamo sempre difeso» (von der Leyen non era neppure candidata alle europee), ma soprattutto perché «è inaccettabile che i governi populisti rappresentati al Consiglio abbiano escluso il miglior candidato (Timmermans) solo perché ha difeso lo stato di diritto». Una nota positiva: i Brexiters – quelli del Brexit Party hanno voltato la schiena quando ha suonato l’Inno alla gioia, inno europeo – considerano che la lista delle nomine ai Top jobs dimostra che il «federalismo non è morto».

QUESTO «PACCHETTO», passato con fatica al Consiglio, deve ancora essere approvato dal Parlamento. Oggi, l’Europarlamento sceglie il proprio presidente. Manfred Weber, lo sfortunato (e inadeguato) Spitzenkandidat del Ppe per la Commissione, ieri non aveva ancora avanzato la propria candidatura per Strasburgo, si trova in posizione difficile a causa della nazionalità (troppi tedeschi, dopo la proposta von der Leyen) e potrebbe restare con la sola promessa di occupare il posto tra due anni e mezzo. Il candidato oggi per S&D è il bulgaro Sergei Stanishev (ma c’è anche David Sassoli). L’Europarlamento ha spostato di un giorno il voto per la presidenza, in attesa dell’interminabile Consiglio.

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