Commercio, sindacati divisi sullo sciopero di Ferragosto
Aperture Festive Stop da Cgil, Cisl e Uil in molte regioni. I Cobas: così la presenza diventa esigibile
Aperture Festive Stop da Cgil, Cisl e Uil in molte regioni. I Cobas: così la presenza diventa esigibile
In attesa del – prima annunciato e poi smentito – intervento sulle aperture festive, anche oggi i sindacati confederali hanno indetto uno sciopero per evitare che gli addetti al commercio siano costretti a lavorare a ferragosto.
Sono moltissimi infatti i centri commerciali, gli outlet e i semplici iper e supermercati che oggi saranno aperti grazie al decreto Monti che dal 2011 ha liberalizzato le aperture anche nelle zone non turistiche.
I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs locali hanno dunque proclamato giorni di sciopero come già fatto da anni in gran parte dei giorni festivi contro un’escalation che ha portato ad una vera escalation con aperture perfino nel giorno di natale, come capitato al Mall di Orio al Serio, attaccato all’aeroporto di Bergamo. Per questo oggi le federazioni regionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs hanno indetto sciopero in Toscana, Lazio e Puglia mentre in Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo e Molise le tre sigle invitano i lavoratori ad astenersi dal lavoro.
Nel frattempo però in questi mesi sono arrivate sentenze sia della Corte di Cassazione che del tribunale di Milano che hanno mutato la situazione, tanto che i Cobas contestano la scelta dei confederali di scioperare, bollandola come controproducente.
Se le sezioni unite della Cassazine hanno stabilito che il lavoro nei giorni festivi sia facoltativo, recentemente il tribunale di Milano – rilanciata dalla Filcam Cgil – lo ha definito «volontario». Per entrambe le sentenze comunque il lavoratore può quindi opporsi alla richiesta di lavorare da parte del datore.
«Il giorno di festa sia dedicato alle relazioni familiari e sociali pertanto gli esercizi commerciali restino chiusi e comunque il lavoro festivo sia riconducibile alla esclusiva volontarietà della prestazione espressa dal lavoratore», spiega la Fisascat Cisl.
Di parere molto diverso Fracesco Iacovone dei Cobas. «Indicendo lo sciopero in un giorno di lavoro facoltativo è come se i confederali rendessero esigibile l’imposizione dei datori di lavoro. Ai miei iscritti e a tutti i lavoratori io dico di rispondere ai capi dicendo che nei giorni festivi lavorare è facoltativo, non di fare sciopero. Poi certo – continua Iacovone – sappiamo benissimo che i rapporti di forza nel settore del commercio non permettono ai lavoratori di esercitare questo diritto ma la colpa di questa situazione è anche dei sindacati confederali firmatari di un contratto nazionale del commercio che prevede di dover lavorare 25 domeniche l’anno, le 13 previste dal decreto Bersani più 12 in deroga», attacca Iacovone. «Lo sciopero avrebbe senso se affiancato da una mobilitazione realte sui posti di lavoro, cosa che invece non accade quasi mai», ricorda, sebbene proprio a Orio al Serio a natale e all’Outlet di Serravalle Scrivia a pasqua 2017 sono stati molto partecipati.
I sindacati si ritrovano invece uniti nel criticare la marcia indietro di Di Maio sulla cancellazione del decreto Monti.
Il ministro infatti ha fatto una parziale marcia indietro annunciando la chiusura solo per 6 giorni l’anno e smentendo l’abrogazione del decreto Monti presente invece in un progetto di legge presentato dai suoi sottosegretari Claudio Cominardi e Claudio Crippa.
«Crediamo sia giunto il momento di ricondurre il tema delle aperture commerciali alla concertazione tra governo e parti sociali maggiormente rappresentative, alla quale affidare la competenza sul calendario di aperture, ed alla contrattazione decentrata aziendale», afferma Guarini.
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