Comics in quarantena, la sfida degli editori
Fumetti Il settore è in grave crisi negli Usa, mentre in Italia le case editrici stanno caricando online molti titoli
Fumetti Il settore è in grave crisi negli Usa, mentre in Italia le case editrici stanno caricando online molti titoli
L’allarme è stato lanciato da Eric Stephenson, direttore editoriale di Image Comics, terza casa editrice degli Usa: fra i settori messi a rischio dalla pandemia c’è anche quello del fumetto. In teoria, chiusi in casa si potrebbe leggere di più. Ma con librerie off e on line al minimo, approvvigionarsi è dura. Qui in Italia, le contromisure sono già in atto. In questi giorni di quarantena, molti editori offrono i loro prodotti a condizioni irripetibili. Bonelli e Panini Comics hanno messo online gratis vari titoli, Feltrinelli offre due volumi in free download ogni martedì e Coconino ha reso disponibile il proprio repertorio sul portale Issuu. Fumetti a rischio, invece, nel loro Paese natale, gli Usa: se la Image di Stephenson per tener botta regala ben 133 «numeri 1» digitali tra cui The Walking Dead e Savage Dragon, oltreoceano nessun lettore può dormire sonni tranquilli. È notizia di queste ore che tra le «attività non essenziali» chiude per malattia anche Diamond, il principale distributore della nazione. Una mazzata per gli editori.
ALBI CHE SOLO pochi anni fa sfioravano il milione di copie vendute oggi arrivano al massimo intorno alle 300.000 unità: poca roba, in un mercato potenziale di 250.000.000 di lettori. E quindi: siluramenti, come quelli recenti toccati a storici editor come Axel Alonso o Dan DiDio. Voci fantascientifiche di connubi contronatura, come la fake news di qualche giorno fa sui personaggi Dc in licenza alla Marvel. Last but not least, calo generalizzato delle saracinesche, sperando che in fondo al tunnel ci sia ancora spazio per un format che oggi sembra macinare utili solo oltre la carta stampata. Che per i personaggi in calzamaglia stavolta le campane a morto siano qualcosa in più di una trovata di marketing? Speriamo di no: almeno sui fumetti, «sfortunato quel Paese che non ha bisogno di eroi».
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