Fuck catharsis. Una automobile nera, i fari puntati verso il pubblico. Una targa che al posto di numeri e lettere esibisce la violenta imprecazione. Un brivido che colpisce psicologicamente la mente, per poi insinuarsi, come una lama, nel corpo di chi è in sala. Qualcosa che ha a che fare con la paura, il disagio, l’assenza di consolazione, un misto di sensazioni reiterato per 150 minuti che resta dentro lo spettatore per ore, giorni, le luci del teatro ormai spente da settimane. L’effetto, potente nella crudele verità di ciò che si racconta ed evoca in scena, appartiene al primo capitolo...