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Come ti smaltisco le vecchie pale eoliche

Energie Solo con un approccio di economia circolare sarà possibile smaltire le migliaia di tonnellate di pale da smaltire in Italia nel prossimo decennio

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 30 settembre 2021

Saranno 30-40mila le tonnellate di pale eoliche da smaltire in Italia nel prossimo decennio, secondo uno studio di Anev (Associazione Nazionale Energia dal Vento), Elettricità futura e Assocompositi. La prima generazione di campi eolici, installati a partire dalla fine degli anni Novanta, comincia a mostrare i segni del tempo e dovrà essere sostituita da nuovi aerogeneratori più potenti, più efficienti e più sicuri. Se la massa degli impianti è costituita per il 90% da vari tipi di metalli facilmente riciclabili, le pale invece sono fatte di materiale composito (fibra di vetro, fibra di carbonio e polimeri termoindurenti) e di altri materiali in quantità minori (colla, vernici, schiuma di polistirene, schiuma poliuretanica e legno di balsa) per le quali in Italia non esiste altra destinazione se non la discarica a causa della «mancanza di una filiera consolidata», scrive l’Anev, sia nella valorizzazione che nel riutilizzo delle materie potenzialmente recuperabili.

DA UNA PALA USATA NON SI PUO’ ricavare materiale per una nuova pala: secondo Wind Europe «le proprietà meccaniche dei materiali compositi riciclati non ne consentono il riuso» nei campi eolici, almeno nel breve periodo. Nemmeno l’inceneritore è un’opzione, dal momento che le fibre di carbonio possono rilasciare sostanze tossiche simili all’amianto che i filtri non sono in grado di trattenere, sottolinea uno studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea). L’unica possibilità per il riciclo dei materiali compositi delle pale sono i forni dei cementifici, ma in Europa esiste un solo impianto dotato di questa tecnologia e si trova nel nord della Germania. Altre opzioni in via sperimentale riguardano la possibilità di ricavare materiale secondario grezzo da usare come additivi per l’asfalto, per realizzare barriere anti-rumore e pannelli per l’isolamento termico.

C’E’ POI UNA QUOTA DI TERRE RARE contenute nei magneti dei generatori elettrici delle turbine (neodimio, praseodimio, boro, disprosio e niobio) che hanno un alto valore di mercato. Tuttavia, secondo Eea, «il potenziale del riciclo dei materiali dei magneti non è ancora stato stabilito in Europa, ed è oggetto di studio in numerosi progetti di ricerca. Può diventare redditizio riciclare le materie prime se il processo avviene su larga scala, e in ogni caso dipende dal futuro prezzo di queste risorse». Oltre agli aspetti economici, Eea sottolinea che dal riciclo dei materiali deriva anche una riduzione delle emissioni di gas serra.

LA COMPLESSITA’ E IL COSTO delle operazioni di smontaggio (le vecchi pale sono lunghe 70-80 metri, quelle nuove anche 150) riciclo ed eventuale smaltimento dei materiali di un campo eolico impongono un approccio di economia circolare, secondo Anev, che ha individuato una serie di priorità nella progettazione degli aerogeneratori. Occorre investire nella prevenzione dei rifiuti attraverso lo studio di nuovi materiali e nuovi processi di costruzione. L’azienda danese Vestas, uno dei principali produttori europei di turbine, si è già data l’obiettivo «zero waste» entro il 2040 e, sempre in Danimarca, il progetto DecomBlades, partito quest’anno, è finalizzato ad esplorare nuove tecnologie di riciclo delle pale, che deve avvenire il più possibile in prossimità dei parchi eolici, per evitare onerose operazioni di trasporto.

SAREBBE POI OPPORTUNO ESTENDERE la vita utile delle turbine, attualmente di 20 anni: con sensori di nuova generazione in grado di rilevare e misurare le vibrazioni e lo stato di usura di varie componenti, oltre all’utilizzo di robot capaci di fare attività di ispezione e manutenzione, la vita delle turbine potrebbe allungarsi a 25-30 anni.

QUANDO GLI AEROGENERATORI SONO in buone condizioni, una possibilità è rivenderli, opportunamente rigenerati, sul mercato dell’usato nei paesi extra-europei, ma non in Europa, dove i sistemi di interfaccia con la rete elettrica non risultano adeguati. Il vantaggio per chi acquista è duplice: prezzi bassi e brevi tempi di consegna (per averne di nuovi servono circa due anni).

SENZA UNA VERA FILIERA DEL RICICLO, le pale smantellate fino ad ora in Europa sono finite in gran parte in discarica, pratica vietata solo in Germania, Austria, Finlandia. Anche in Olanda sarebbe vietato quando il costo del trattamento alternativo è inferiore ai 200€/tonnellata, tuttavia, il riciclo meccanico, compresa la triturazione, costa ancora tra i 500 e i 1000 €/tonnellata, dunque la discarica è l’opzione prevalente, fatta eccezione per qualche pala riusata a Rotterdam per creare parchi giochi per bambini.

PER UN PERCORSO VIRTUOSO DI RECUPERO dei materiali siamo ancora all’anno zero, tanto che alle pale non è nemmeno stato assegnato un codice univoco di classificazione come rifiuti speciali che consenta agli operatori autorizzati di trattarle sia a livello sperimentale e di ricerca e poi su scala industriale. Sarà poi necessario creare mercati di sbocco per le materie prime seconde ricavate dalle pale, il cui prezzo sia competitivo rispetto alle materie prime vergini.

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