L’uguaglianza, accanto alla libertà e alla fraternità, è uno dei valori cardine della modernità e il principio che più ha connotato, a partire dal XIX secolo, l’identità stessa della sinistra e del movimento operaio. La globalizzazione neoliberale ha comportato l’affermazione di una nuova egemonia politico-culturale centrata sull’assunto che la promozione della libertà – principalmente intesa come libertà economica, d’impresa, e come disimpegno del singolo individuo rispetto alla società – non potesse realizzarsi in pieno senza mettere tra parentesi quelle istanze di uguaglianza materiale e sociale che invece, nei «trent’anni gloriosi», avevano guidato la costruzione del welfare state, la promozione del capitalismo sociale e il faticoso, quanto instabile, compresso tra capitale e lavoro.

LA LUNGA FASE DI CRISI in cui il neoliberalismo è entrato già nel 2007-2008, passando per i recenti shock della pandemia e della guerra in Ucraina, hanno avviato una nuova fase, fatta di luci e di tante ombre, nella quale la dimensione pubblica e collettiva torna centrale. Un nuovo spettro, quindi, si aggira per l’Europa: quello di una rinnovata domanda di eguaglianza e protezione che concretizza esattamente quella dimensione. Saremo in grado di farne fronte e di utilizzarla per rafforzare le nostre democrazie minacciate dal montare della violenza globale dei nuovi imperialismi e, all’interno, da spinte neo-autoritarie? Questa domanda è al centro dell’ultimo volume di Leonardo Morlino e Francesco Raniolo Disuguaglianza e democrazia (Mondadori università, pp. 216, euro 18).

TRE SONO I MERITI di questo volume agile, piacevole nella lettura ma denso di contenuti. Primo, Morlino e Raniolo rimettono al centro della riflessione politologica italiana le dimensioni dell’eguaglianza e dell’equità – cioè della società – come campi d’indagine fondamentali; dopo anni nei quali, al contrario, il tema della sola libertà politica è stato inteso dalla scienza politica italiana come sufficiente per distinguere che cos’è e cosa non è democrazia e per inquadrarne le problematiche. Secondo, il libro, avvalendosi di una grande mole di dati e analisi empiriche, aiuta a sfatare alcuni luoghi comuni diffusi dalla vulgata del neoliberalismo, soprattutto quello secondo cui più uguaglianza comporterebbe meno libertà e viceversa. Terzo, non esiste alcun modello o automatismo attraverso il quale certe condizioni strutturali fanno in modo che la domanda sociale di uguaglianza – come detto, in forte ripresa – si traduca in politiche pubbliche: affinché ciò avvenga è necessario un lavoro tutto politico di costruzione di coalizioni, programmi, soggetti. Da adattare, volta a volta, al particolare contesto sociale.

UN ELEMENTO, COMUNQUE, sembra emergere dall’analisi scientifica come particolarmente significativo per portare a compimento quest’opera: essere consapevoli che l’eguaglianza che oggi chiede la società è soprattutto definita in termini di «equità» e «pari dignità» piuttosto che di livellamento; dal che ne consegue che le politiche distributive (si dà a qualcuno rintracciando le risorse dalla maggior crescita, dal debito o dalla fiscalità generale) sono più facilmente percorribili di quelle redistributive (si toglie a qualcuno per dare a qualcun altro: gioco a somma zero). A questo punto l’analisi, volutamente, lascia inevase alcune questioni fondamentali che, tuttavia, essa stessa suscita: è davvero possibile promuovere una maggior uguaglianza sociale e materiale, più equità, attraverso questo percorso «soft», neoborghese, che evita il conflitto? La coperta non rischia di essere, alla fine, troppo corta per tutti? E poi: eguaglianza per chi e per cosa? Per quale tipo di società?

MAX WEBER riflettendo sul rapporto tra scienza e politica affida alla seconda il compito di rompere, con la volontà, la visione e la decisione, quel «determinismo dei fatti» che la prima le pone davanti. Ed è esattamente questo che il libro di Morlino e Raniolo invita a fare. Soprattutto alla sinistra che su tali domande – come su quella di pace – si gioca, di nuovo, la propria funzione sociale e storica.