Come raccontare il tennis con la voce strozzata dalla commozione
SCAFFALE A proposito di «Parlare al silenzio», di Federico Ferrero per Add editore
SCAFFALE A proposito di «Parlare al silenzio», di Federico Ferrero per Add editore
C’è un aneddoto su cui si sofferma Federico Ferrero, giornalista e telecronista per Eurosport e Sky Sport, all’interno del suo Parlare al silenzio. La mania di raccontare il tennis (add editore, pp. 156, euro 18) che ben può sintetizzare la tesi di questo suo ultimo lavoro.
È al microfono per commentare la semifinale tra Roger Federer e Stan Wawrinka agli Australian Open del 2017. È il torneo che segna il ritorno al grande tennis di Federer, dopo l’operazione al menisco del 2016. Quella con il suo connazionale Wawrinka è una battaglia di oltre tre ore vinta dal tennista di Basilea al quinto set. Ferrero è ai microfoni di Eurosport per commentare quella finale e, a match concluso, si lascia andare ad un’esternazione che poco potrebbe allinearsi con l’imparzialità di un telecronista. «È finita. È finita. Roger Federer è in finale. È in finale agli Australian Open. Continua la favola di Federer… Oddio mi viene da piangere».
IL VIDEO CON LA VOCE di Ferrero strozzata dalle lacrime presto diviene virale e Ferrero conosce in breve tempo una popolarità che, nonostante i diversi anni di lavoro per la carta stampata e per la televisione, non aveva minimamente avuto. «Senza alcuna apparente ragione: un telecronista cui si rompe la voce per l’emozione, lo capisco, funziona quanto uno che urla come un ossesso per un gol, un canestro da metà campo o un record del mondo. Come la gallery dei gattini o delle modelle in bikini. Ma non è una notizia. Invece, nelle redazioni aveva iniziato a rimbalzare quel pezzo comparso sul sito della Gazzetta dello sport e, improvvisamente, la mia carriera di telecronista era diventata interessante».
E di come sia cambiato il mondo del giornalismo parla ampiamente Ferrero in questo libro partendo dalla sua esperienza per sviluppare ragionamenti più ampi che riguardano il settore nel contesto italiano.
Laureato in giurisprudenza, si è «salvato» dallo spettro di una vita da avvocato trasformando la sua passione per il tennis in lavoro, riuscendo giovanissimo nel 2001 a strappare un contratto come redattore della storica rivista mensile Il Tennis Italiano, nella quale apprende i fondamentali del mestiere: «In quella redazione avvertivo la responsabilità di raccontare il tennis a chi spendeva soldi – come avevo fatto io per anni – per leggerci: se dall’ufficio centrale ci veniva recapitata una lettera di critica o di correzione, la si prendeva sul serio. Un giorno toccò a me: il padre di una futura finalista del Roland Garros si lagnava del fatto che, in un servizio speciale dedicato alle giovani italiane più promettenti, mancasse il nome di sua figlia Sara Errani. Manco a dirlo, il tempo gli avrebbe dato ragione».
Dopo il lavoro per la rivista arriva l’occasione televisiva con Eurosport. E Ferrero ragiona sul fatto che il suo lavoro di giornalista e commentatore televisivo si sia situato in un’epoca di transizione, quella della crisi del cartaceo a favore del digitale e del taglio dei costi da parte degli editori che lo hanno portato già a partire dal 2009 a commentare tornei di tennis dal salotto di casa sua in una sorta di smart working ante-litteram.
MENTRE RACCONTA, con un pizzico di nostalgia, ricorda storiche figure, da Giampiero Galeazzi a Gianni Clerici, che non hanno fatto in tempo a essere travolte dai cambiamenti in atto. La nostalgia del libro però non è soverchiante e, anzi, si conclude con un pizzico di ottimismo, perché, come scrive Ferrero «se l’uomo non è mai riuscito a fare a meno della narrazione, da Omero in poi, si potrebbe formulare anche un auspicio di direzione opposta: la società potrà perdere il valore dell’acquisto delle notizie e a molti potrà anche passare la voglia di leggere, ma difficilmente tramonterà il desiderio di farsi raccontare le cose».
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