La nostalgia che avremo di noi è la raccolta di racconti di Anna Voltaggio, edita da Neri Pozza (pp. 141, euro 16). Si tratta di un esordio alla scrittura il cui titolo riprende la frase che la personaggia Viola scrive sul suo corpo, mentre nuda fissa dalla finestra Tommaso che la osserva a sua volta, desiderandola.

TOMMASO è il protagonista di questo racconto che porta il suo nome: tutti i testi invero hanno come titolo un nome proprio e spesso al cuore della narrazione c’è la relazione fra due persone, amorosa, ma non solo. In «Lucilla», per esempio, Voltaggio descrive il rapporto tra due sorelle che sono quasi coetanee, che sembrano assomigliarsi, ma che sono «così diverse».
A voler sottolineare questa distanza siderale che si è creata fin da quando erano bambine e la madre faceva preferenze fra le due, è Lucilla stessa, voce narrante, che si trova quasi costretta a partecipare al compleanno di Sarah dove l’unico piacere consiste per lei nel furto di una statuetta sacra che si intasca con una certa soddisfazione. Sarah e la sua ex compagna Vita compariranno anche nei racconti successivi, perché, seppur sotto traccia, i protagonisti e le protagoniste di queste storie appartengono a una comunità di familiari e amici e alcuni di questi testi costituiscono dei piccoli e misteriosi frammenti delle loro esistenze che mettono in luce, in fondo, l’inconoscibilità dell’alterità.

VITA, PER ESEMPIO, che Lucilla ritrova con sorpresa al compleanno della sorella è protagonista di un racconto che porta il suo nome sul ritorno a Trieste, la città in cui è nata, in cui abita ancora suo padre che è in punto di morte. Il testo è davvero quasi esclusivamente il resoconto di un viaggio in treno durante il quale, a causa di una frenata di emergenza, Vita si scontra con il personaggio protagonista del racconto precedente… Si tratta di un noto e apprezzabile espediente letterario, quello di far incontrare a chi legge gli stessi personaggi in racconti diversi, che per esempio utilizza Lucia Berlin nell’indimenticabile raccolta Sera in paradiso (Bollati & Boringhieri, 2018).

In La nostalgia che avremo di noi sembra che Voltaggio voglia comporre il mosaico di una comunità di persone che si frequentano da sempre, eppure non si conoscono davvero e soprattutto non si capiscono, come spinta dal desiderio di testimoniare le ragioni dei comportamenti di ognuna e ognuno, anche quando sembrano meschini e ingiustificabili.

NELLA SILLOGE, POI, colpisce il cambio di punto di vista: alcuni testi sono scritti in prima persona mentre altri in terza, forse perché i racconti appartengono a epoche diverse della vita di Voltaggio e di conseguenza a un approccio alla scrittura che è mutato nel tempo. Molto interessante la sua volontà e capacità di adottare, anche con la prima persona, il punto di vista maschile. Per esempio, è nel racconto «Arturo» che troviamo tra le espressioni più romantiche: «ogni frammento della sua vita nei miei ricordi è potente come un rituale».
E un altro personaggio davvero innamorato è Tommaso, protagonista del racconto già citato, scritto sempre in prima persona. Le personagge invece, come Clara, per esempio, la cui storia apre la raccolta, non sono mai preda dei loro sentimenti: camminano veloci, spesso si osservano allo specchio, sono disilluse e guardinghe, sembrano fidarsi solo dei fantasmi.