Visioni

«Come figli miei», dentro una scuola di frontiera

«Come figli miei», dentro una scuola di frontiera

Televisione Sabato 27 ottobre alle 21.40 su Rai3 lo speciale di Domenico Iannacone dedicato all'istituto professionale di Caivano, alle porte di Napoli

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 23 ottobre 2018

La scuola in prima serata su Rai3, al centro di uno speciale curato da Domenico Iannacone che andrà in onda sabato 27 ottobre alle 21.40. Come figli miei, è il racconto di un istituto professionale del Parco Verde a Caivano, nella periferia napoletana, un luogo dove la dispersione scolastica è altissima e dove questa scuola rappresenta in qualche modo l’unico approdo di legalità e di apertura verso un futuro migliore. Uno speciale che precede il nuovo ciclo de I Dieci comandamenti – in sette puntate – che ha scelto come filo conduttore i diritti costituzionali e la cui data d’inizio è fissata per il 18 novembre, sempre in prima serata su Rai 3. «Sarà un racconto senza contaminazione, senza ideologia, e colori politici – ha spiegato alla presentazione il giornalista molisano – vogliamo essere liberi di raccontare la scuola, anche se è un argomento poco premiato dall’auditel».

UNA SCUOLA che nasce dentro la piazza di «spaccio» più grande d’Europa, dove la prostituzione, il degrado e gli abusi sessuali sono la terribile quotidianità: «Una storia di resistenza civile – sottolinea ancora Iannacone – con l’intento di preservare l’umanità che c’è in quei luoghi a Caivano alle porte di Napoli, anche se sono ’scarrupatì e deturpati. Dobbiamo mantenere la testimonianza, come il coraggio e l’eroismo di chi ancora considera l’insegnamento uno dei valori più importanti della società. Di chi ritiene ogni ragazzo ’come figlio suo’. Solo così faremo vero servizio pubblico». A Caivano, la dispersione scolastica raggiunge i più alti livelli in Italia e la scuola rappresenta l’unico baluardo di legalità, e l’unica porta aperta verso il futuro.

LA PROTAGONISTA dello speciale è Eugenia Carfora, preside dell’Istituto Morano, che insieme a un gruppo di insegnanti, è il simbolo di una scuola che resiste: «Non ho mai fatto finta di niente nella mia vita – spiega – se c’è qualcosa che non va, bisogna urlare. E io ho urlato. E ho bussato alle porte. Io sono sempre rimasta appesa ad un filo».

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