Dopo la due giorni di sangue di Parigi, l’allerta terrorismo ha catturato l’attenzione di media e governi mondiali. Ovunque si sono tenuti vertici d’urgenza tra le principali cariche di governo e le agenzie informative di sicurezza per arginare possibili minacce di nuove cellule jihadiste. Il governo Rajoy non ha fatto eccezione, impegnandosi prima nel valzer della solidarietà (talvolta ipocrita) con l’Eliseo, poi togliendosi la maschera democratica per attaccare quello che definisce con altrettanta disinvoltura «terrorista»: il movimento indipendentista basco. Lunedì mattina le forze dell’ordine hanno perquisito abitazioni private e studi legali a Bilbao, Hernani e Pamplona, arrestando 16 persone, 12 delle quali sono avvocati politicamente impegnati nella izquierda abertzale, la sinistra indipendentista basca. Un fulmine a ciel sereno che giunge due giorni dopo la manifestazione in cui le 80mila persone scese in piazza a Bilbao reclamavano diritti per i detenuti politici e fine della política de dispersión.

Racconta al manifesto Nerea, esponente di Ernai, l’organizzazione giovanile della sinistra indipendentista basca: «Stavamo ancora festeggiando il successo del corteo di sabato e aspettavamo il processo alla direzione esecutiva dell’antico partito Batasuna, il partito politico creato dopo lo scioglimento di Herri Batasuna e reso illegale nel 2003. È assurdo, ci preparavamo a gridare la nostra voglia di libertà per i 35 imputati e invece abbiamo dovuto scendere in strada per la liberazione dei loro avvocati». E aggiunge: «Hanno fatto irruzione nei locali del sindacato Lab. Hanno preso i soldi (circa 90mila euro) che erano stati donati durante il corteo per le spese della mobilitazione, e per questo gli avvocati sono anche accusati di evasione fiscale, oltreché di appartenenza a un gruppo terrorista».

Nonostante la fine della lotta armata dichiarata da Eta nel 2011, il processo di pace sembra non decollare. Da 3 anni si sono intensificate le operazioni di polizia contro movimenti e singoli, una vera mattanza giudiziaria che ha riportato in primo piano solo il “processo”, riducendo al minimo le speranze di “pace”. L’operazione di lunedì sembra esserne la conferma. «Viviamo un processo di pace unilaterale. Dal 2011 il movimento basco ha deciso questo cambiamento senza nessuna garanzia, e lo Stato continua a dimostrare una totale assenza di credibilità. Non possiamo giustificare retate come quelle di lunedì. In Euskal Herria non c’è nessuna organizzazione armata, ci sono solo tante persone che hanno voglia di fare politica per un cambiamento sociale, per la liberazione nazionale e anche per risolvere il conflitto. Tra queste, gli avvocati arrestati».

Un’operazione inaspettata, un colpo basso in ossequio al polverone sollevato dalla Asociación Víctimas del Terrorismo che per sabato 28 gennaio ha indetto manifestazioni in tutto il territorio spagnolo, compreso il capoluogo biscaglino. Una retata, però, che si pone anche in diretta continuità con l’operazione che portò allo smantellamento di Herrira, l’associazione che tutela i diritti per i detenuti politici. Con l’operazione Jaque (“scacco”) del 2013, il giudice Eloy Velasco ottenne una prima parziale vittoria. Lunedì mattina, con l’operazione Mate (“matto”), ha sferrato un altro colpo senza però sfiancare la determinazione popolare. Come dicono da queste parti, alla lotta per l’indipendenza non si può dare scacco matto perché i baschi, che spagnoli non si sentono, non hanno un re.

Anche per questo, sabato prossimo a San Sebastian è stato indetto un corteo di risposta, mentre ieri il collegio degli avvocati di Biscaglia ha condannato l’arresto dei propri colleghi e dichiarato che nessun imputato per la causa indipendentista resterà senza difesa. Se l’obiettivo di Madrid era quello di frammentare il movimento basco, allora è fallito. «Abbiamo scelto la risoluzione del conflitto e, nonostante lo Stato spagnolo continui a farci la guerra, non dobbiamo cedere alle provocazioni. Dobbiamo trovare meccanismi di disobbedienza che allarghino la partecipazione a tutta la società», chiosa con fermezza Nerea. Borroka da bide bakarra, la lotta è l’unico cammino.