A rischio di essere retorici e antipatici ai protagonisti di questa storia, diciamo che c’è qualcosa di mitologico nei Colle der Fomento, colonna dell’hip hop italiano, da cui tanti rapper nostrani sono partiti. Sono uno di quei rarissimi casi in cui il rispetto è totale, a Roma specialmente è difficile trovare chi si esprime contro «il Colle» perché godono di una sorta di sana intoccabilità guadagnata, non imposta, come quando si prova rispetto verso un bravo insegnante che ci ha permesso effettivamente di crescere.
Uno dei segreti riguarda le scelte artistiche in totale autonomia, refrattari al richiamo del successo, hanno scandito i loro tempi senza che i condizionamenti dell’industria attecchissero sull’idea (e uno stile) di rap che avevano e hanno, basta ascoltare il loro ultimo album Adversus, uscito undici anni dopo il terzo disco.
La storica band si disvela in un libro pubblicato da Minimum fax, Colle der Fomento, sottotitolo Solo Amore (pp. 476, € 20), come il brano dell’album Anima e Ghiaccio (2007), con le voci di Simone «Danno» Eleuteri e Massimiliano «Masito» Piluzzi messe insieme dal giornalista Fabio Piccolino.

MA ANCHE gli interventi di Piotta con cui insieme fondano i Colle, Ice One, ovviamente Dj Baro e tanti altri per ore di registrazioni a cui Piccolino riesce a dare forma per mostrare (anche) come sorge una scena che oggi, con tutte le distanze e le sfaccettature del caso, è fra le più forti nel Paese, almeno in termini di vendite.
Fine ’80, primi anni ’90, dalle cassette registrate all’infatuazione verso Jovanotti che in televisione mette pezzi dei Run DMC, la stazione Nomentana, i graffiti e l’abbigliamento, i movimenti nascenti, Cypress Hill e House of Pain, contaminazione e sperimentazione vanno di pari passo, come dice Masito: «Era una ricerca continua: era un momento bello perché non c’era niente, perché tutto era ancora da scoprire e quel poco che c’era dovevi conquistartelo». Si ripercorrono locali, strade e piazze, ovviamente c’è tanta Roma e riferimenti al rap Usa, ma anche le vicende umane (alcune pese) che li hanno segnati.
All’interno un’appendice fotografica, racconti, dei quattro dischi capitoli track by track, un lavoro completo in cui, un po’ alla volta, si entra in un’avventura che si scrive già da sola, tanto che a volte i corsivi che tessono il libro sembrano perfino didascalici. Un testo per capire, finalmente, il fenomeno dell’hip hop in Italia.