Più ancora che dall’opposizione alle politiche del governo e dell’Unione europea, il variegato movimento degli agricoltori che ha bloccato con i trattori per due settimane le strade di mezza Italia è stato unito dalle critiche alle organizzazioni di rappresentanza, in particolare la Coldiretti che con 1,6 milioni di iscritti è la più importante di tutte. Al presidio organizzato da Riscatto Agricolo, il gruppo più disponibile al dialogo con il governo, al civico 1111 di via Nomentana a Roma a pochi metri dal Grande Raccordo Anulare, molti agricoltori hanno dichiarato di essere iscritti all’associazione «ma solo perché siamo costretti» e di non sentirsi rappresentati perché «non fa i nostri interessi». Alle assemblee di contadini che bloccavano l’uscita autostradale di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, si chiedeva ai partecipanti di non cedere alle pressioni che arrivavano dai rappresentanti locali dell’associazione. Alla manifestazione al Circo Massimo del Comitato agricoltori traditi, il loro leader Danilo Calvani ha chiesto le dimissioni dei vertici della Coldiretti, accusati di «distribuire i soldi pubblici solo a una cerchia ristretta». In molti presidi del cosiddetto movimento dei trattori ci sono state contestazioni verbali e sono stati affissi cartelli e striscioni che la prendevano di mira, mentre a Viterbo un gruppo di manifestanti ha strappato e bruciato alcune bandiere gialle e verdi dell’associazione.

ALLA COLDIRETTI HANNO PRESO MOLTO sul serio il danno alla loro immagine provocato dalle proteste dei piccoli agricoltori, che costituiscono l’80 per cento della loro base di iscritti. Per questo Vincenzo Gesmundo, che ne è il segretario generale dal 1998, ha inviato una lettera a tutti i direttori provinciali e regionali in cui definisce le contestazioni come una «minaccia mirata a cancellare la nostra identità, la nostra forza, il nostro stesso esistere» e chiede di convocare assemblee degli iscritti, facendo partecipare «il maggior numero possibile» di soci. La lettera, che doveva essere a uso interno, è stata resa nota da alcuni gruppi di agricoltori che accusano Coldiretti di fare gli interessi delle grandi aziende agricole, sfruttando la vicinanza con il governo e la capacità di lobbying a Bruxelles. Gesmundo fa leva su quello che definisce «l’orgoglio Coldiretti», che fu fondata nel 1944 da Paolo Bonomi, che poi divenne deputato all’Assemblea costituente per la Democrazia cristiana e la diresse fino al 1980, e «ha voluto dire emancipazione, cittadinanza riconosciuta a chi procurava e procura il cibo, alle famiglie di agricoltori e ai singoli».

SEMPRE FILOGOVERNATIVA, la Coldiretti ha sostenuto i governi di centrodestra e di centrosinistra senza fare troppe distinzioni. All’inizio degli anni Duemila, quando il ministro dell’Agricoltura era Gianni Alemanno, di Alleanza Nazionale, appoggiò la battaglia contro l’introduzione degli Ogm nell’agricoltura italiana e le campagne sulla sovranità alimentare. La relazione fu così stretta che, quando alcuni anni dopo Alemanno divenne sindaco di Roma, promosse la creazione di una rete di mercati contadini a chilometro zero con le insegne proprio della Coldiretti. Quando il sindaco annunciò un bando per le mense scolastiche che prevedeva l’utilizzo esclusivo di prodotti a chilometro zero, Coldiretti portò l’abbacchio nelle scuole, facendolo assaggiare a famiglie e studenti. Nel 2014, durante il governo di larghe intese guidato da Enrico Letta, l’allora ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, del Pdl, partecipò con la divisa dell’associazione a una manifestazione simbolica al Brennero per fermare i prosciutti stranieri che entravano in Italia. Nel 2015 Coldiretti raccolse le firme in tutta Italia per il referendum costituzionale promosso dall’allora primo ministro Matteo Renzi.

LA SINTONIA PIÙ FORTE l’ha avuta però con la destra, che più volte ne ha sposato le battaglie fino al punto da concordare le politiche agricole. Dopo il voto del settembre del 2022, l’associazione ha presentato le sue proposte con una lettera aperta che va dalla difesa della sovranità alimentare al no alla «carne coltivata», cioè prodotta con cellule staminali allevate in laboratorio, contro la quale ha pure raccolto mezzo milione di firme. I critici sostengono che è stata proprio Coldiretti a dettare la politica agricola del governo Meloni, promuovendo o lasciando passare tutte le politiche che mettono al margine i piccoli coltivatori, dall’iniqua distribuzione dei fondi della Politica Agricola Comune, che fa arrivare a chi ha pochi ettari solo le briciole, agli accordi di filiera che impongono prezzi da fame, a volte persino inferiori ai costi di produzione, fino al via libera al taglio delle esenzioni sui terreni agricoli, che ora dovrebbe rientrare, e dell’esonero contributivo per i giovani agricoltori sotto i 40 anni.

LA VICINANZA È STATA TALE che durante la campagna elettorale per le elezioni del 2022 il presidente Prandini ha partecipato a un’iniziativa di Fratelli d’Italia, mentre una settimana dopo il voto Giorgia Meloni ha fatto la sua prima uscita pubblica al Villaggio della Coldiretti al Castello Sforzesco a Milano. Le buone relazioni si sono rafforzate durante il primo anno di governo, al punto che a settembre del 2023 il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha nominato come capo di gabinetto il responsabile dell’area legislativa e delle relazioni istituzionali dell’associazione Raffaele Borriello. A testimonianza dello stretto rapporto con il governo, a ottobre del 2023 Meloni e Lollobrigida hanno partecipato al Villaggio dell’associazione al Circo Massimo a Roma, dove si invitavano i partecipanti a vivere un giorno da contadino salendo sui trattori, sedendosi a tavola con prodotti cento per cento italiani, montando in sella ad asini e cavalli o partecipando a fattorie didattiche dove i bambini potevano imparare a pigiare l’uva, preparare la mozzarella, impastare il pane o fare l’orto.

QUANDO IL MINISTRO dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha annunciato di voler ripristinare l’esenzione dal pagamento dell’Irpef per i redditi agricoli inferiori ai 10 mila euro, ha convocato prima di tutti la Coldiretti, insieme alle maggiori organizzazioni agricole italiane, e solo nel pomeriggio, in un incontro a parte, gli agricoltori di Riscatto agricolo.

L’ASSOCIAZIONE NEGLI ULTIMI ANNI ha creato la rete Campagna Amica, che promuove la vendita diretta dei prodotti senza passare attraverso la grande distribuzione organizzata, e ha sostenuto la difesa del cosiddetto made in Italy con un’efficace azione di lobbying nei confronti delle istituzioni europee. Da ultimo, si è opposta alla richiesta di registrazione come prodotto tradizionale del Prosek croato. «Si tratta di difendere la leadership mondiale nelle produzione a denominazioni di origine con 845 prodotti, tra alimentari e vini, che sviluppano un valore della produzione di 19,1 miliardi di euro e un export da 10,7 miliardi di euro con il contributo di quasi duecentomila operatori», ha scritto in una nota.

SI E’ POI OPPOSTA ALL’INTRODUZIONE dei cibi sintetici, spalleggiando le iniziative del governo italiano con manifestazioni in Italia e a Bruxelles. Alla metà di novembre il presidente Ettore Prandini, figlio dell’ex politico democristiano Giovanni, dopo essersi spintonato con il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova che manifestava in piazza Montecitorio contro il disegno di legge che vieta la produzione e commercializzazione di carne coltivata, ha partecipato a un buffet alla Camera dei deputati preparato con prodotti della Coldiretti .

QUANDO È ESPLOSA LA PROTESTA degli agricoltori in tutta Europa, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha incontrato i rappresentanti del Copa e della Cogeca, le più grandi organizzazioni europee di agricoltori, che sono le referenti della Coldiretti. L’associazione ha definito «irrealistico» l’obiettivo della Commissione europea di dimezzare l’utilizzo di fitofarmaci entro il 2030 e ha detto che «il provvedimento avrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale, aprendo di fatto le porte all’importazione da paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori». Dopo la riunione con le organizzazioni agricole la Commissione europea ha ritirato il regolamento, che già non era stato approvato dal Parlamento europeo ed era bloccato nel Consiglio europeo. Il ministro Lollobrigida ha detto che «la Commissione europea ha recepito le proposte dell’Italia».