Calo di ascolti? Non c’è nessuno calo di ascolti. Come da copione l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio in audizione a Montecitorio nega che l’azienda abbia un problema di deficit di audience e difende la linea. Poi però ammette una crisi ben più seria e lancia l’allarme: il taglio del canone deciso da questo governo in legge di bilancio rischia di strozzare la radiotelevisione pubblica. «Se dei 70 euro di canone a noi ne arrivano solo 58 perché gli altri 12 vanno ad altri soggetti questo significa per noi non avere risorse sufficienti a fare gli investimenti necessari a ridurre i costi – afferma Sergio – Significherebbe non avere le risorse per fare un piano industriale di sviluppo invece che di ristrutturazione. Questo sarebbe un danno per la società e per i suoi dipendenti».

Insomma, se si persegue questa condotta si va verso la ristrutturazione aziendale. Da qui la preoccupazione dei vertici dell’Usigrai: «Sergio fa bene a denunciare che la Rai non ha le risorse sufficienti – commentano dal sindacato dei giornalisti dell’azienda pubblica – Ora però serve essere conseguenti: è indispensabile fare ogni atto possibile a tutela del patrimonio aziendale». Eppure l’Ad assicura che l’andamento dei programmi è generalmente positivo, che qualche problema semmai è creato dal fatto che c’è stato poco tempo per costruire i palinsesti.

«La narrazione degli ascolti che vanno male è alimentata dai giornali e da fonti interne: io mi sentirei di dire che non c’è, che dobbiamo rivedere alcune cose ma che nel complesso siamo soddisfatti – è la versione di Sergio – Tutti i programmi in prime time o nell’intera giornata vanno molto bene. Ogni settimana la Rai ha centinaia di programmi e ci stiamo focalizzando su quattro o cinque di questi». «Non possiamo giudicare i programmi dopo due puntate: gli ascolti si giudicano sulla base delle abitudini nel tempo e il tema vero è costruire l’abitudine alla fruizione», aggiunge il dg Giampaolo Rossi.

Queste rassicurazioni avvengono però proprio nel giorno in cui si diffondono rumors sui piani alti di viale Mazzini costretti a correre ai riparti. A partire dalla conduzione de L’Eredità: il fortunato (fin qui) quiz pre-serale che funge da traino per il Tg1: era destinata da gennaio a Pino Insegno ma ora, dopo il crollo di ascolti del suo Mercante in fiera potrebbe essere richiamato d’urgenza Flavio Insinna. Il conduttore in quota Fratelli d’Italia nega tutto, ma dalla Rai non smentiscono: «Decideremo entro novembre».

A proposito di flop: ieri è arrivata la notizia della chiusura di Liberi Tutti, format sulle escape room di RaiDue, ma dovrebbe arrivare a mangiare il panettone Nunzia De Girolamo alla conduzione di Avanti popolo. Non ha problemi di ascolti Report. Eppure, la destra ha imposto la convocazione di Sigfrido Ranucci in Commissione vigilanza, con un voto a maggioranza che l’opposizione denuncia come un’intimidazione. Infine, si vocifera di un ripescaggio per compensare la perdita di Corrado Augias, passato a La7. Dovrebbe rientrare lo scrittore Alessandro Baricco. E per l’anno prossimo, quello in cui la radio compirà un secolo e la televisione settant’anni, parteciperanno ai festeggiamenti Renzo Arbore e Pippo Baudo.