Cognome arabo, PayPal blocca il pagamento
Piattaforme Dopo aver rifiutato un accredito per sei volte, l’app chiede spiegazioni sul nome considerato sospetto. E non risponde alle proteste
Piattaforme Dopo aver rifiutato un accredito per sei volte, l’app chiede spiegazioni sul nome considerato sospetto. E non risponde alle proteste
A chi lavora in libreria capita spesso di acquistare titoli di viaggio. Per autori, editori, illustratori, traduttori. Le presentazioni, come tutte le attività legate alla lettura, soprattutto per le librerie indipendenti, sono momenti di vitale importanza. Il mondo dell’editoria è difficile e a meno che non si sia grandi e di catena non ci si può permettere di aspettare che il lettore passi ed entri. Se non sono i librai e le libraie a proporre incontri ed eventi, quella porta rischia di rimanere spesso tristemente chiusa.
SOLO POCHI GIORNI FA abbiamo provato, come altre volte, ad acquistare tramite PayPal i biglietti per un viaggio in treno, Roma Termini – Caserta. L’occasione è la presentazione da Malìa del nuovissimo libro dal titolo La montagna sola. Gli ezidi e l’autonomia democratica di Shengal, edizioni Alegre, di Chiara Cruciati e Rojbin Beritan, pseudonimo di Nayera El Gamal. Un passeggero alla volta, con l’italianissimo nome di Chiara non abbiamo avuto alcuna difficoltà. Tutto diverso con Nayera. C’era un errore nella transazione che, una volta effettuata, risultava stornata da PayPal, sia sul conto societario che su quello personale. Per 6 volte in tutto. Abbiamo immaginato un errore di rete o un blackout momentaneo della piattaforma di pagamento. Era lunedì 31 ottobre. Tre giorni dopo abbiamo ricevuto una email da PayPal che ci informava di aver sottoposto a revisione il conto come misura di sicurezza in seguito a un problema relativo a una transazione recente. Il conto risultava bloccato, così come l’accesso ai fondi presenti, trattenuti fino a quando non avremmo fornito spiegazioni. In particolare, e in questo ordine di importanza
1. Una spiegazione del riferimento a El Gamal.
2. La finalità del pagamento, inclusa una spiegazione completa e dettagliata dell’articolo o servizio da pagare.
AVREMMO DOVUTO spiegare, quindi, cos’era quel biglietto del treno e perché volevamo acquistarlo per una persona il cui cognome è El Gamal. Sorpresi e anche un po’ incazzati ci siamo chiesti se cedere o meno a quello che ci sembrava essere un incomprensibile ricatto dal profumo discriminatorio. Ma non è difficile comprendere che esattamente come gli eventi, i soldi rivestono materiale importante per una libreria. Abbiamo dunque seguito la procedura e risposto in maniera molto sintetica «acquistato un biglietto del treno per una persona che si chiama Nayera El Gamal». Nella stessa giornata il conto è stato ripristinato, senza spiegazioni su cosa fosse accaduto. L’irritazione ci è rimasta addosso. Abbiamo letto tutto il regolamento di utilizzo di PayPal, per capire come procedere alla richiesta di spiegazioni. Abbiamo scoperto che per proteggere se stesso, PayPal può bloccare e limitare conto e soldi e che l’utente potrebbe esserne informato tramite email oppure non ricevere alcuna comunicazione o preavviso. Le limitazioni del conto, secondo il regolamento, avvengono quando si notano attività insolite o sospette.
L’UTENTE può chiedere spiegazioni a PayPal, il quale può scegliere se dargliele o meno. Dunque abbiamo chiesto spiegazioni. Non abbiamo ricevuto risposta. Abbiamo quindi aperto un reclamo. Nel menù a tendina sul motivo della contestazione abbiamo trovato in maniera inaspettatamente veloce quello che faceva per noi: con stupore su una lista di 9 indicatori, dopo «Assistenza clienti insoddisfacente» e «Comunicazione PayPal» il terzo posto era occupato dalla sezione «Discriminazione». Anche in questo caso al momento non abbiamo ricevuto risposta. Cercando in rete dei precedenti ci siamo imbattuti in una lunghissima lista di reclami presentati sul sito di altroconsumo. In decine lamentano la chiusura o il blocco del conto senza preavviso o spiegazione. Il congelamento dei soldi in saldo per 180 giorni, in alcuni casi la scelta di PayPal di tenerli per sé quei soldi, valutando univocamente un danno di immagine o di altro tipo operato dall’utente nei confronti del marchio. Cosa effettivamente prevista dalle Condizioni di utilizzo, aggiornate in senso restrittivo negli ultimi mesi.
AL MOMENTO dell’iscrizione al sito, infatti, l’utente accetta di valutare la somma di 2.500,00 dollari quale stima minima ragionevole dei danni causati a PayPal nel caso di violazione della stessa politica di utilizzo, che conta, tra le attività non permesse «Agire in modo diffamatorio, calunnioso, minaccioso o molesto» ma anche «promuovere odio, violenza e intolleranza». I parametri utilizzati per valutare eventuali comportamenti scorretti sono decisi in maniera esclusiva da PayPal, definitivi e inappellabili. Fortunatamente non abbiamo ricevuto la peggiore delle punizioni. Ma non credo sapremo mai perché sia stato considerato scorretto o sospetto acquistare un biglietto ferroviario per Nayera El Gamal.
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