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Cofferati: la sinistra è poca? Si chieda perché

Cofferati: la sinistra è poca? Si chieda perchéSergio Cofferati – Lapresse

Intervista Cofferati: «Unirsi per decidere chi è il leader non serve né interessa a nessuno»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 25 febbraio 2015

Sergio Cofferati, cos’ha pensato quando Renzi ha detto di Landini ’si dà alla politica perché è un sindacalista sconfitto’?
Landini non è affatto un sindacalista sconfitto. La Fiom ha risolto i delicati casi dell’Ast di Terni e della Electrolux con coraggio e in assenza di idee sul da farsi da parte del governo. Semmai lo sconfitto è il governo: Renzi esalti quanto vuole Marchionne, ma il dato è che l’Italia aveva una grande azienda automobilistica e ora non ce l’ha più.

Lei è molto vicino al leader della Fiom. Ci spiega cos’è la ’coalizione sociale’ di cui parla?

Sto a quello che lui dice: c’è bisogno di mettere assieme azioni efficaci per la parte più debole di questa società e non solo. Non solo per il lavoro dipendente, che pure ha visto peggiorare drammaticamente le sue condizioni perché il lavoro non c’è, la precarietà cresce e il potere d’acquisto dei salari viene eroso. C’è un’area vastissima di persone che soffrono, che hanno prospettive incerte, che hanno bisogno da una parte di essere difese e dall’altra di avere una rappresentanza politica. Perché di loro la politica si occupa poco e male, oppure le ignora. Pensi ai tanti che oggi svolgono un ’lavoro povero’. Una definizione che già da sé è un ossimoro: prima il lavoro era la garanzia di un reddito, e la povertà era la mancanza di un reddito. Oggi sono in molti quelli che lavorano e nonostante questo non escono dalla soglia di povertà. Questo mondo qualche volta ha una rappresentanza sociale, ma non ha una rappresentanza politica visibile. Credo che Landini voglia favorire una riflessione sulla rappresentanza sociale. Per poi passare alla discussione successiva, quella sulla rappresentanza politica.

Una riflessione che prescinde dal quel po’ di rappresentanza politica che c’è? Per essere espliciti: sbagliano i piccoli partiti di sinistra a sentirsi esclusi o snobbati dalla proposta di Landini?

La sinistra deve individuare valori che oggi le danno senso. Poi deve trovare politiche coerenti con questi valori. Da ultimo arriva il tema della rappresentanza. La sinistra politica, con le sue variegate anime, oggi non riesce efficacemente ad intercettare la vasta platea di persone in difficoltà. E si deve chiedere come rimediare.

Secondo lei perché, per usare un’espressione in voga negli anni scorsi, la sinistra non incontra il suo popolo?

Le ragioni sono tante: c’è chi non considera interessanti i valori della sinistra, chi non riesce a tradurli in azione concreta. Non c’è una contrapposizione fra il sociale e la politica. Ma sono dimensioni distinte.

La sinistra che c’è non è efficace perché è poca?

Il problema non è solo numerico. Credo che il mondo di cui stiamo parlando sia quello che ha ingrossato il voto di protesta. E poi il non voto. È inquietante la mancanza di riflessione su quello che è successo in Emilia Romagna. Se in una regione dove votava quasi il 90 per cento in una sola tornata elettorale si precipita al 37, siamo di fronte a un dramma. Un dramma che è stato rimosso.

Mi scusi, insisto: chi tenta la strada di una sinistra unitaria non è della partita della ’coalizione sociale’?

Ma perché non riescono a mettersi d’accordo? La verità è che spesso non hanno gli stessi valori, hanno opinioni diverse sulle politiche, e soprattutto danno il messaggio del ’mettiamoci insieme per decidere chi comanda’. E questo non interessa a nessuno. Le persone vogliono capire come si risolvono i problemi. Le società di mutuo soccorso di ispirazione mazziniana, nell’800, avevano nella solidarietà il loro valore fondativo. Ha funzionato: hanno costruito una storia di rappresentanza sociale che poi è diventata rappresentanza politica.

Ma la società italiana non è, per fortuna, quella degli operai poveri dell’800. Saltando di due secoli, anche il metodo Syriza è fondato sulla distribuzione di welfare. Ma l’Italia non è, per fortuna, nelle condizioni della Grecia.

Il modello di Syriza, così come quello di Podemos in Spagna, non sono riproducibili in Italia. Qui non incombe lo stesso dramma sociale, è vero. Ma è in corso lo smantellamento di alcuni capisaldi delle protezioni dei deboli: il lavoro, il reddito, la sanità. Il welfare si sbriciola. Il fenomeno italiano è più lento perché qui i corpi intermedi hanno funzionato e la sussidiarietà ha un ruolo. Ma ora tutto è più fragile. E, nella distrazione di molti, oggi rischiamo di arrivare a una drammatica rottura sociale fra quelli che hanno le potenzialità per difendersi e quelli che non ce l’hanno più.

Syriza e Podemos hanno anche promosso una nuova classe dirigente.

Sì, ma il tema della classe dirigente è l’ultimo. Anche perché una delle particolarità italiane è proprio la diffusione dei corpi intermedi: le organizzazioni non governative spesso tengono insieme un tessuto lacerato. In Spagna e in Grecia non c’è don Ciotti, non c’è Gino Strada. Non c’è un sindacato confederale che media conflitti anche quando i presupposti sono terribili. In Francia un sindacato di categoria, a volte corporativo, quando c’è un conflitto manda il paese in ginocchio. Ci pensi, chi sminuisce la funzione del sindacato.

Va bene, ma non neghi il problema di una nuova classe dirigente per la sinistra. E di un leader: sia lei che Landini siete stati più volte tirati in ballo. Nella sua Liguria, per fare un esempio, la sinistra sembra non trovare un candidato per le prossime regionali.

Di candidati ce n’è. Ma qui come altrove il problema è costruire una proposta utile alla società civile e coerente con un’identità valoriale. Almeno questo è il tentativo. Se riesce o meno lo vedremo.

La sinistra Pd, tranne eccezioni, non è interessata a questa coalizione sociale. Anzi c’è chi avverte che «un Landini radicale fa il gioco di un Renzi neocentrista». 

Non vedo dove sia la radicalità. Landini fa, bene, il sindacalista.

Insomma lei non crede a un Landini in politica.

Lui smentisce, ma cos’altro deve fare? Del resto un sindacato confederale come la Cgil ha un profilo politico, anche se non partitico. E Landini è figlio della Cgil.

La segretaria della Cgil Camusso però dice: noi facciamo il nostro lavoro di rappresentanza dei lavoratori.

Landini è un ottimo sindacalista. Il resto è un’ossessione di voi giornalisti.

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