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Coalizione sociale, per unire un nuovo soggetto politico plurale

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Dalla polemica aperta su che cosa dovesse essere la “coalizione sociale” e che cosa non dovesse essere o diventare è emersa una questione che è di fondo. Nientemeno che quella […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 2 aprile 2015

Dalla polemica aperta su che cosa dovesse essere la “coalizione sociale” e che cosa non dovesse essere o diventare è emersa una questione che è di fondo. Nientemeno che quella di … che cosa sia la politica, fin dove si estenda, chi debba farla e chi no. Ed è sconfortante che sul significato, la portata, il denotato del termine la sinistra si possa dividere.

Sconfortante perché rivela che si è lasciata pervadere da una grossa mistificazione Quella che ritaglia la politica, la spezza, ne recinge l’estensione, il campo, ne limita l’oggetto per ridefinire il soggetto. E, conseguentemente, ne sceglie i contenuti definendoli leciti e li separa da quelli che condanna come illeciti, per poi dettare le forme attraverso cui solo la politica può dispiegarsi, selezionando in tal modo gli attori. Li divide, li separa, e, separandoli, fraziona insieme l’oggetto e il soggetto della politica. Soggetto ed oggetto che da Aristotele a Gramsci cento volte è mutato nei modi di configurarsi, mai nella sua essenza di pluralità umana accomunata da una storia e da un destino. La cui composizione ed il modo come si configura è l’oggetto della politica così come il suo soggetto. È chi, con chi e per chi e come gestisce, riproduce o modifica la configurazione di tale oggetto.

Sappiamo che dire soggetto e oggetto della politica è lo stesso che dire forma di stato e di governo. Sappiamo anche che da due secoli almeno la soggettività della politica ha varcato le soglie che la rinchiudevano negli ambienti prossimi ai troni e non è più prerogativa esclusiva dei re, dei loro ministri e cortigiani, dei “consigli delle corone”. La borghesia se ne impadronì ma fu poi costretta ad accettare che questa soggettività si estendesse, in modo più o meno ampio, fino a comprendere tutti i destinatari delle scelte che la politica avrebbe potuto compiere.

Estensione che poteva però essere virtuosa o truffaldina, quanto a forma, quanto cioè a sua reale e leale corrispondenza all’universo dei soggetti. Quell’universo che, nel definire il suffragio, ne comprende la composizione. Composizione che è plurale sì, ma di una pluralità articolata, se reale, effettiva, autentica, e perciò rivelatrice delle differenze, le tante differenze, da quella di classe, a tutte le altre rilevanti in una società complessa. Meno una sola, quella individuale. Perché è quella che disarticola la soggettività, la sminuzza, per neutralizzarla, liquidarla, dissolverla.

Sminuzzata, neutralizzata, liquidata e dissolta è oggi la soggettività popolare in Italia. Le leggi elettorali vigenti da venti anni (e con esse quella che Renzi sta imponendo all’Italia) non soltanto hanno distorto la rappresentanza, hanno dissolto il “rappresentato”. La trasformazione è stata duplice. Da strumento di espressione dei bisogni, delle aspettative, dei progetti di vita delle donne e degli uomini, la rappresentanza è stata convertita in dispositivo di appropriazione del potere di governo per uno uomo solo. Ne è derivata irrimediabilmente la dispersione del rappresentato e la sua condanna alla solitudine nel subire o il ricatto nelle fabbriche, o la degradazione nel precariato, o la disperazione nella disoccupazione permanente.

La solitudine ha prodotto la rottura del legame sociale. Il ricatto ha neutralizzato l’istanza a rivendicare nel luogo di lavoro condizioni di dignità. La degradazione e la disperazione hanno generato o rassegnazione e rinunzia a lottare per una prospettiva di uscita dallo stadio di depressione o concorrenza tra i degradati e i disperati nell’offrire forza-lavoro al prezzo più basso.

È questo lo stadio di regressione della condizione umana in Italia. Si sa che a determinarla contribuisce enormemente l’Europa della sovranità dei mercati. Ma è dal soggetto della politica e perciò della democrazia che bisogna partire ricostruendolo nella sua autenticità plurale e rifondandolo alla base della società come titolare di una rappresentanza che si imponga nel quotidiano della politica, rappresentandosi dove si decide. Ad unire, a superare le contraddizioni che dividono le sinistre non può che essere la lotta contro l’incarnazione attuale del capitalismo, il neoliberismo, dominante in Europa ed attuato in Italia. Il compito, la ragion d’essere della coalizione sociale dovrebbe essere proprio questo, la rifondazione nella società del soggetto che si oppone al capitalismo neoliberista e lo sfida.

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