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Claudia Goldin, il Nobel all’emancipazione delle donne nel lavoro

Claudia Goldin, il Nobel all’emancipazione delle donne nel lavoroClaudia Goldin

Economia La Banca centrale di Svezia ha assegnato il premio alla studiosa che ha compilato giganteschi database, dall’inizio del XX secolo a oggi, in cui ha raccolto i dati sulla formazione, le qualifiche, i salari, le carriere nel campo dell'impiego femminile

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 10 ottobre 2023

Dopo Elinor Ostrom nel 2009 e Esther Duflo (con Abhijit Banerjee e Michael Kremer) nel 2019, la politologa e storica dell’economia Claudia Goldin è la terza donna ad avere ricevuto ieri, all’età di 77 anni, il «Nobel per l’economia». I suoi studi hanno influenzato la ricerca sul divario di genere e sulle disuguaglianze tra i redditi tra le donne e gli uomini, sull’impatto della pillola anticoncezionale sulle decisioni femminili in materia di carriera e matrimonio o sulle ragioni per cui le donne sono oggi la maggioranza tra gli studenti universitari.

FINO AD OGGI LA GIURIA che attribuisce il premio della «Banca Centrale di Svezia in scienze economiche in memoria di Alfred Nobel», spesso confuso con il prestigioso «Premio Nobel» fin dalla sua istituzione nel 1969, aveva ignorato il campo delle ricerche di Goldin, nonostante il fatto che l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro sia stato uno dei principali fenomeni politici ed economici nei paesi capitalistici del XX secolo.

PRIMA DONNA AD ESSERE arrivata in cattedra di economia nel 1989 in una delle università più potenti (Harvard), Goldin ha mantenuto una prospettiva liberale. La sua ricerca resta concentrata sugli Stati Uniti e non ha indagato sulla classe sociale, sulla razza o sull’impegno femminista, tre fattori decisivi oggi nella ricerca delle scienze sociali, politiche, economiche, filosofiche o ambientali in tutto il mondo.
Nel 2006, nell’articolo The Quiet Revolution That Transformed Women’s Employment, Education and Family, ha descritto gli anni Settanta come un periodo «rivoluzionario» in cui le donne negli Stati Uniti hanno iniziato a sposarsi più tardi, a fare passi da gigante nell’istruzione superiore e a compiere importanti progressi nel mercato del lavoro. In quegli anni la pillola anticoncezionale è diventata più facilmente disponibile, eliminando ciò che Goldin ha definito una «potente» ragione per i matrimoni precoci. Le donne si sono così prese più tempo per formarsi un’identità al di là dell’economia domestica.

NELLA PIÙ PURA TRADIZIONE della teoria economica corrente la ricerca di Goldin si è concentrata sul modo in cui il comportamento individuale delle donne americane sul mercato del lavoro ha risposto agli shock o agli «incentivi esterni»: dalla mobilitazione economica e industriale seguita alla Seconda guerra mondiale all’introduzione della pillola contraccettiva, dall’arrivo di un figlio alle pratiche di assunzione o alla gestione della carriera nelle aziende. L’economista ha compilato giganteschi database dall’inizio del XX secolo a oggi in cui ha raccolto i dati sulla formazione, sulle qualifiche, sui salari, sui lavori e sulle carriere.

DALL’INTRECCIO di queste variabili storiche e individuali Goldin ha desunto una storia composta da più generazioni. Mentre la prima generazione delle donne nate all’inizio del XX secolo studiava senza alcun obiettivo professionale – e di conseguenza trovava pochi posti di lavoro – una seconda generazione, nata negli anni ’30, ha studiato per lavorare, ma ha interrotto la carriera con il matrimonio o con il parto. Una terza generazione, quella degli anni ’50, si è «liberata» attraverso i metodi contraccettivi e ha studiato «per fare carriera».
In Orchestrating Impartiality, un articolo scritto con Cecilia Rouse nel 2000, Goldin ha descritto l’uso diffuso della tecnica dello «schermo» nel processo di reclutamento delle orchestre sinfoniche. Si tratta di non rivelare l’identità del candidato affinché una commissione possa evitare i propri pregiudizi e prendere una decisione senza farsi condizionare dal genere di un(a) candidat(a). Ad avviso dell’autrice questa pratica ha contribuito a femminilizzare le orchestre americane. Queste ed altre pratiche hanno contribuito alla dinamica di graduale convergenza tra i sessi sul mercato del lavoro, mostrano le contraddizioni e i mezzi per porvi rimedio.
In un lavoro più recente sugli studi legali e sulle imprese Goldin ha dimostrato che il divario retributivo tra uomini e donne è inferiore all’inizio della carriera e si allarga quando i datori di lavoro impongono orari lunghi e flessibili che favoriscono gli uomini. Questa constatazione non è estranea all’emergere del tema della «conciliazione tra lavoro e vita familiare» nelle politiche di responsabilità sociale delle imprese.

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