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Classici rampanti e tentacolari, a fumetti

Classici rampanti e tentacolari, a fumetti

Adattamenti Sara Colaone e «Il barone rampante» di Calvino, Milo Manara e «Il nome della rosa» di Eco: dal libro al graphic

Pubblicato più di un anno faEdizione del 13 maggio 2023

Sara Colaone è un’autrice che rompe il cliché del disegnatore abile con le immagini ma non altrettanto con le parole; è una persona che parla lentamente, in modo coinvolgente, soppesando ogni frase, la scelta delle parole. La scorsa estate, mentre durante il festival Bande de femmes della libreria Tuba di Roma, mi raccontava di un importante progetto di adattamento ancora avvolto nel segreto, si notava che faceva fatica a tacere sul titolo commissionato, ma se ne intuiva tutta la portata in termini di responsabilità e meraviglia. L’emozione dell’autrice è anche nostra, adesso che il suo romanzo a fumetti de Il Barone rampante di Italo Calvino ha visto la luce per Mondadori, nella collana contemporanea. Il fumetto mantiene la divisione in capitoli e l’impostazione narrativa del racconto del piccolo Biagio sulla scelta radicale di suo fratello Cosimo Piovasco di Rondò, il barone rampante. Colaone seleziona e seziona il noto testo di Calvino, così amato, complesso nella sua brillante sobrietà e ne disegna le sequenze salienti. Nel riflesso della sua scelta, la fisicità di Cosimo è sfuggente all’inizio, trasmette la flessibilità del corpo adolescente nell’insolente contrasto tra fasto nobiliare e l’improbabile condotta che lo vuole saltare, dormire e infine vivere sugli alberi. Più che a contatto con la natura, Cosimo è la natura, ma nell’incontro con i libri e la cultura, che richiede e poi dona, il barone svela-come già nell’indimenticabile romanzo- tutta la complessità del suo essere umano. Studia, intende possibilità e pericoli del sapere; modella il bosco per potersi spostare, costruisce sistemi di raccolta delle acque, è un abile cacciatore, ma si innamora un paio di volte e mantiene saldi i rapporti con i familiari. Senza spostarsi dalle profondità meravigliose che Calvino esplora con la vicenda bizzarra del nobile rampante, l’autrice dà volto, volume e sostanza all’immensa varietà di elementi dell’inestinguibile storia calviniana.

La libertà e l’ingegno, l’affetto e la passione, l’attesa e l’amore per il sapere e per la vita, la curiosità e la complicità dell’amicizia, come la disperazione per il lutto palpitano nelle sequenze disegnate con la consueta eleganza e raffinatezza dell’autrice. La messa in pagina, il tratto versatile che mutua la dinamicità del registro narrativo calviniano, il gusto nell’uso del colore sono il tributo più accorato che potevamo aspettare dal mondo del disegno per innamorarci di nuovo del romanzo rampante. È stato presentato al Napoli Comicon a fine aprile anche un altro importante adattamento a fumetti; si tratta dell’atteso Il nome della rosa, dal pennino di Milo Manara. Il celebre fumettista si è detto «tramortito» dalla proposta, giunta dai figli di Umberto Eco e dall’editrice Elisabetta Sgarbi, ed ha accettato l’arduo compito di narrare per immagini il romanzo medievale culto, già portato sul grande schermo da Jean Jaques Annaud nel 1986 a sei anni dall’uscita in libreria.

Curiosamente, qui Guglielmo da Baskerville ha i tratti di Marlon Brando, e il giovane Adso di Melk la stessa efebica bellezza giovanile e la stessa purezza che svela come narratore delle vicende. Si apprezzano nel primo volume di due di questo storico adattamento, l’impegno per una sintesi tanto intrinseca all’arte del fumetto, quanto necessaria per consegnare in efficaci sequenze disegnate i passi salienti della storia. Manara fa sfoggio del suo proverbiale e noto estro grafico applicandolo con la stessa delicatezza alle miniature riprodotte negli incunaboli e alle architetture del castello e della tetra e misteriosa biblioteca.

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