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Clara Gallini, chiaroscuri

Clara Gallini, chiaroscuri

Antropologia Ricordo della erede degli insegnamenti di Ernesto De Martino

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 2 ottobre 2021

I personaggi che qui si incontrano – medici e sacerdoti, malati e miracolati, magnetizzatori e sonnambule, spiritisti e medium, isteriche e fantasmi… – e le loro relazioni, disegnano un Ottocento che prima di Clara Gallini non era stato indagato da una prospettiva antropologica.

Una prospettiva che analizzando la dimensione culturale del magnetismo e dello spiritismo, come delle guarigioni miracolose, mette in luce, tra l’altro, il dinamismo culturale presente nella società di classe e pone interrogativi ancora attuali sulla crisi del modello cartesiano di ragione.» È un breve frammento, tratto dalla prefazione di Adelina Talamonti del saggio Chiaroscuri. Storie di fantasmi, miracoli e gran dottori (Kurumuny Edizioni, 2021), che celebra i novant’anni dalla nascita dell’antropologa Clara Gallini (Crema, 19 giugno 1931 – Roma, 21 gennaio 2017).

Saggi scelti
Il volume è una raccolta postuma di saggi scelti e organizzati completamente da lei, figura cardine nel panorama degli studi antropologici in Italia e non solo, considerata tra le principali interpreti e custodi del pensiero di Ernesto de Martino (1908/1965). Chiaroscuri, che si fregia dell’introduzione di Clara Gallini ed è arricchito nell’Appendice dai testi di Ernesto de Martino e dello psicanalista Emilio Servadio (1904/1995), ci porta in tutta Europa attraverso le storie di sonnambule e magnetisti, spiritisti e fantasmi, miracolati e medici.

In tal voyage, compiuto con rigore e metodo scientifico, la Gallini naviga da nord a sud facendo tappa in luoghi-simbolo di misteri studiati dall’occultismo come, ad esempio, le case infestate della Torino di inizio Novecento e quelle di fine Ottocento a Napoli, dove la famosa medium Eusapia Paladino (1854/1918) attira sia pellegrini che scienziati, quale il noto antropologo Cesare Lombroso (1835/1909).

Svariati capitoli, poi, sono dedicati a Lourdes, luogo di miracoli e medicalizzazione del sacro. Ella rileva che «nel loro complesso i nostri episodi smentiscono quella immagine, rigida ed esclusiva, di un Mezzogiorno che per tradizione concentrerebbe nei suoi territori ogni «magia»: al contrario, la troveremo anche altrove, nelle moderne città d’Europa, dove anche sarebbe stata presa in seria considerazione «scientifica», oltre che «religiosa», da vari medici e prelati. Le storie che raccolgo qui sono ristampate da vecchi articoli, di venti, trent’anni fa, ma non mi vergogno di dire che la loro problematica è sempre più attuale, in tempi come questi, che danno sempre più spazio all’avanzata dell’«irrazionale», non solo nei diversi culti religiosi.

L’occulto
Di recente scrittura, e inedito, è invece l’ultimo capitolo, che cerca di interrogarsi su cosa sia ciò che definiamo «altro» dalla ragione e che ormai tutti chiamiamo col nome «occulto». Più in generale, potremmo ritrovarvi l’attualità di quelle domande su che cosa mai sia quel lato oscuro degli uomini e delle cose, che ancor oggi continua a intrigarci».

Tra gli studiosi che rifiutano ogni semplice classificazione e incasellamento e modellano i confini con la singolarità della loro intelligenza, c’è indubbiamente anche la Gallini. Come antropologa si è addentrata nei più compositi ambiti: dal folklore sardo all’Ottocento italiano, dal razzismo alla rete, fino al ritorno del simbolismo della croce. Nell’intensa vita di donna e raffinata studiosa, che ha viaggiato molto attraversando mondi e tempi differenti per trarre testimonianze ed esaminare atteggiamenti di popoli e civiltà, ha difatti costantemente propeso per lo studio dei labirinti. Laureatasi nel 1954 alla Statale di Milano in Lettere, frequenta poi a Roma la Scuola di perfezionamento in Storia delle Religioni.

Qui studia con figure del calibro di Angelo Brelich (1913/1977) e Raffaele Pettazzoni (1883/1959). Tuttavia, l’incontro intellettuale, che le cambierà la vita, è quello con Ernesto de Martino alla fine degli anni 50, conosciuto durante il perfezionamento a Roma. Diviene assistente volontaria seguendolo in Sardegna e, poi, alla sua morte, titolare della cattedra di Storia delle Religioni a Cagliari fino al 1978. Anno che bolla il suo orientamento scientifico, storicistico-marxista, di cui è corresponsabile l’insularità arcaizzante di quella «Sardegna come un’infanzia», per dirla con Elio Vittorini (1908/1966), dove Cagliari raffigura in quegli anni l’incrocio o la capitale dell’antropologia, con i nomi di Alberto Mario Cirese (1921/2011), Giulio Angioni (1939/2017) e Pietro Clemente. Gallini svolge un’acuta indagine sul campo, fornendo ragguardevoli monografie sul folklore sardo.

Dalle pagine demartiniane del Mondo magico assentirà «che lì dentro c’era qualcosa di forte, dirompente, un pensiero vivo e attivo, che coniugava la nostra vita con quella degli altri». Tra le opere si citano: I rituali dell’argia (1967), Feste lunghe di Sardegna (1971), Dono e malocchio (1973), La sonnambula meravigliosa (1983), Il miracolo e la sua prova. Un etnologo a Lourdes (1988), Giochi pericolosi (2002), Cyberspiders (2004), Il ritorno delle croci (2009) fino a Incidenti di percorso. Antropologia di una malattia (2016), una meditazione autobiografica terminale su sé stessa.

Nel 1978 lascia la Sardegna per insegnare Antropologia Culturale, prima all’Istituto Orientale di Napoli e successivamente a La Sapienza di Roma. Nel 1977 è curatrice dell’edizione postuma de La fine del mondo, fondamentale opera che de Martino aveva lasciato interrotta e che resta a tutt’oggi uno dei suoi lavori essenziali.

Internet
Dagli anni 90 in poi, inaugura nuovi campi di studio. È osservatrice originale e critica della globalizzazione e dei mutamenti culturali che essa arreca. È studiosa della diffusione del razzismo nell’immaginario collettivo, delle reti relazionali connesse a internet, dei dibattiti collegati ai conflitti dei simboli e, in modo particolare, all’impiego pubblico della croce. Nel suo ultimo imponente libro, Incidenti di percorso.

Antropologia di una malattia (2016), ha sfidato con forza, lucidità e sarcasmo il viaggio più arduo per un essere umano: il viaggio dentro sé stessi. Nell’intrico della propria psiche e della propria anima; del proprio corpo malato, ma efficiente per serbare sempre nuovi stupori e creazioni. Attualmente lo si può intuire come un lascito spirituale, influenzato da una coerente e critica laicità, di una donna che ha studiato ininterrottamente la religione. Riservata e modesta, la Gallini è sempre stata distante dalla scena mass mediale e dai giochi di potere accademici. L’inestricabile attività, immensa e composita, è una sostanziosa eredità intellettuale che dovremmo accuratamente studiare per comprendere fino in fondo la Nostra e far sì che non venga mai dimenticata.

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