L’annuncio in sé sarebbe positivo: l’Enel ha comunicato la «messa fuori servizio definitiva della Centrale di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia». La storica battaglia di tutto il territorio per chiudere la centrale a carbone che inquina da decenni – ripartita a pieno ritmo e carbone per la crisi energetica post invasione russa dell’Ucraina – viene finalmente vinta.

Il problema è che Enel non rispetta per niente i tempi della riconversione, mettendo da un giorno all’altro circa mille lavoratori per strada. Cancellando gli impegni presi per accompagnarli e formarli in vista del progetto di eolico off shore che l’intera comunità di Civitavecchia ha costruito faticosamente dal basso in questi anni e che i ministeri e la Regione Lazio stanno fin troppo lentamente valutando.

In questo caso la colpa va addotta tutta all’attuale management di Enel, in primis al nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo, nuovo boiardo della destra Meloniana, dopo periodi di vicinanza al centrosinistra.

La vicenda della centrale Enel è lunga e complessa. Civitavecchia infatti in questi anni è stata un vero e proprio laboratorio sociale nel quale lo scontro fra salute e lavoro è stato pazientemente superato grazie a lunghissimo lavoro portato avanti dalla Camera del Lavoro. La Cgil ha messo allo stesso tavolo sindacati, ambientalisti, associazionismo, professori universitari per dare vita a un progetto di riconversione della centrale a gas da trasformare in pale eoliche al largo della costa devastata dalla centrale stessa. Il progetto messo a punto durante il Covid è stato poi avallato dalla Regione Lazio dell’ultima giunta Zingaretti e dalla sua vice Roberta Lombardi (M5s).

La vera svolta arrivò con l’abiura dell’allora ad di Enel Francesco Starace: dal celeberrimo video «Un manipolo deve distruggere fisicamente senza tregua chi si oppone al cambiamento» all’attenzione per la riconversione ambientale, compreso il progetto dell’eolico off shore di Civitavecchia. Se il progetto partisse oggi, l’eolico darebbe energia entro il 2028 e un hub per la produzione delle pale darebbe lavoro a tutti i lavoratori.

Ma se nel frattempo l’amministrazione comunale è passata dalla Lega al centrosinistra, la Regione Lazio e il governo hanno fatto il percorso inverso e sono passati alla destra con i ministeri che devono dare il via libera al progetto – il Mimit di Adolfo Urso e l’Ambiente di Gilberto Pichetto Fratin – che stanno tergiversando da mesi, mentre la vicepresidente del Lazio Roberta Angelilli pontifica: «Bisogna pensare in grande, nei tavoli sarà nostro compito individuare progetti in grado di condividere percorsi all’altezza delle aspettative».
Secondo quanto trapela da ambienti istituzionali e vicini a Enel, «la data del 15 luglio per la messa fuori servizio rappresenta solo l’inizio di un percorso condiviso che porterà gradualmente alla dismissione del carbone a fine 2025».

Ma la Fiom non ci casca. Per il segretario territoriale Giuseppe Casafina «i lavoratori hanno il diritto costituzionale di conoscere e discutere i piani di Enel e, data l’imminenza della de-carbonizzazione, Enel ha il dovere di mettere in campo iniziative industriali e compensative a tutela di tutta l’occupazione che ha garantito per anni il funzionamento di una centrale importante per il paese. Prima ci si confronta e poi si decide, non il contrario: Enel ha fatto il contrario».

Il computo dei lavoratori coinvolti è trasversale alle categorie: 400 metalmeccanici e 250 elettrici dipendenti Enel, almeno 50 tra servizi di pulizie civili e mensa, almeno 150 portuali dell’indotto che scaricavano il carbone. Totale: circa mille lavoratori.

«La chiusura anticipata avrebbe un impatto devastante non solo sui lavoratori diretti ma anche sull’indotto, tra cui quello portuale, e sull’economia della zona – ha tuonato ieri la Filt Cgil – fondamentale che Enel e le istituzioni coinvolte riconoscano le loro responsabilità sociali verso la comunità di Civitavecchia che con grande sacrificio ha contributo alla sicurezza energetica del paese, con senso di responsabilità debbono fornire alternative certe e di prospettiva futura».

La prossima settimana il sindaco Marco Piendibene, accompagnato dall’assessore al Lavoro Piero Alessi, sarà a Roma per incontrare la vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli. Anche per quietare i boatos che parlano di un progetto di termovalorizzatore a biogas. Sarebbe veramente il colmo.