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City mon amour

Feedback Tutti a trasferirsi, scappare. Tutti a spostarsi in campagna. Raccogliere uova di gallina mentre fino a una settimana prima non sapevano neanche come riconoscerne una fresca. E giù a ristrutturare […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 17 marzo 2018

Tutti a trasferirsi, scappare. Tutti a spostarsi in campagna. Raccogliere uova di gallina mentre fino a una settimana prima non sapevano neanche come riconoscerne una fresca. E giù a ristrutturare ruderi persi in pianura padana o collina o collina vista mare. Qual è il tuo sogno? Una tranquilla vita ritirata nel verde. Giù a rivedere le proprie vite, abitudini, emozioni. Per me la città è la più alta forma di libertà esistente. Devo averla ereditata da mia nonna che nel bel mezzo di una vacanza in Toscana, di fronte a un panorama mozzafiato sbottò con un «che noia»! Dal cuore. Più la città è grande, tentacolare, più il livello di confort si alza. Amo scendere sotto terra infilarmi in una metropolitana viaggiare veloce, attraversare senza perdermi i tentacoli di strada sopra di me, tentacoli di vite e due tre quattro ruote e cervelli annessi. Mi piace sapere che quel quarto d’ora è tutto mio, tutto nostro. Di fianco a me si leggono libri, abbiamo altri momenti per farlo? Si sfogliano giornali, si ascolta musica. In città ci si compra un libro proprio sapendo, magari, che in quella mezz’ora al giorno avremo tempo per quella storia. Metteremo uno stop alla nostra. In campagna è vero magari le ore diventano di più, però te le devi ricavare. Hai deciso che le avrai queste ore in più. La città, con il ritmo che è suo e non tuo, ti aiuta a combaciare il tuo tempo. Amo sedermi su un tram e vedere cosa c’è intorno. La natura che si infila negli anfratti del cemento metropolitano è un colpo al cuore che ti innamora proprio mentre stai per soccombere al peso del fare. In mezzo a una telefonata, una discussione, una sequela di pensieri che ti tengono ancorata al virtuale di ciò che sei, arriva improvvisa una luce pazzesca sopra i grattacieli, una ventata di profumo di fiori, un parco che ti invita a entrare. L’umidità dell’asfalto dopo una scrosciata di pioggia, starsene lì, sul balcone, ad aspettare che salga. E guardare le montagne e sognare di partire. Perché è lo stare in città che stimola il sogno. Che brama la fuga. Ed è quello un motore di rivoluzione. Dai Dai dai. Urla il grillo parlante. In città vive chi non è fatto per la solitudine. Chi vede se stesso in un qualsiasi sconosciuto con cui sta condividendo un metro. E impara. A portare un passeggino, a mangiarsi uno street food senza sporcarsi, a volersi bene anche con i minuti contati, a far cena con un bicchiere di vino. Amo la città, che mi ha dato tutto. Che mi strappa un sorriso anche quando non voglio. Amo la città, che mi regala il tempo anche quando non ce l’ho, mettendomi sul piatto a portata di mano amici, musica, amore, disperazione. Vita e morte. Amo la città. E lei ama me. Lo so.

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