Il centenario della nascita di Charles Mingus non poteva passare senza la pubblicazione di inediti, un genere di sicuro profitto nella sofferente economia discografica. Ma questo triplo The Lost Album, registrato dal vivo nel club londinese Ronnie Scott’s nel 1972 è a tutti gli effetti un disco ufficiale, seppur postumo, in quanto registrato per la pubblicazione e poi sciaguratamente accantonato dalla Columbia. Protagonista è un sestetto che ebbe breve vita con un diciannovenne Jon Faddis alla tromba, i sax di Charles McPherson e Bobby Jones, il piano di John Foster e la batteria di Roy Brooks. Il suono del gruppo è più bluesy rispetto ad altre formazioni e ritroviamo un Mingus particolarmente ispirato e generoso, dopo il periodo di depressione e cure farmacologiche che lo avevano tenuto lontano dalle scene, che regala lunghi assoli e gustosi duetti. È un Mingus eccitante e sorprendente tra cavalli di battaglia come Fables of Faubus e torridi blues come Noddin’ Ya Head Blues. La «caldaia di emozioni» ha ricominciato a bollire e la musica è una indiavolata successione di passaggi orchestrali, invenzioni, citazioni, improvvisazioni solistiche e collettive.