Il Movimento 5 Stelle mantiene salda la posizione No Mes. Almeno formalmente, perché per la trattativa che comincia oggi in Europa si confida nella capacità del presidente del consiglio Giuseppe Conte di strappare un accordo o di iniziare un percorso che non metta in discussione i paletti piantati nei mesi scorsi. Questa è la linea, che viene proposta con toni diversi e con significative differenze.

La presa di posizione più netta viene ancora una volta dal parlamentare europeo Ignazio Corrao, a dimostrazione che il principale focolaio di dissenso alla linea governativa sta a Bruxelles, e si trova nella componente di minoranza dei parlamentari europei grillini che non ha votato per l’attuale Commissione Ue e ai quali proprio ieri è stata inviata una lettera dai probiviri del M5S.

«Se dentro l’accordo c’è il Mes mi sembra scontato che il Movimento 5 Stelle debba votare no», dice Corrao nel corso di una lunga videochat con gli attivisti, durante la quale promette di farsi vivo sempre più spesso e si fa garante di un «ritorno alle origini del M5S» che assomiglia molto a quello proposto da Alessandro Di Battista. Rispetto al quale Corrao, che è uno dei sei «facilitatori nazionali» che dovevano contribuire alla nascita di una infrastruttura organizzativa, esprime appoggio: «Ho auspicato il ritorno di Di Battista perché non ha partecipato a questa fase politica di potere», dice rispondendo alla domanda di un follower.

La novità, insomma, è che la critica al Mes e l’allarme per lo scenario politico che deriva dagli equilibri europei conduce direttamente all’attacco esplicito ai vertici grillini. Corrao esprime stima per il reggente Vito Crimi ma poi se la prende con la delegazione al governo e con il vuoto che ha seguito le dimissioni di Luigi Di Maio: «In tutte le grandi decisioni prese nella maggioranza, il M5S sostiene posizioni che non sono condivise perché non sono sostenute da un forte mandato a un capo politico legittimato da un voto».

Sotto accusa c’è il ministro della giustizia e capodelegazione M5S al governo Alfonso Bonafede. «Porta la posizione del M5S nell’esecutivo – attacca Corrao – Ma con noi non si confronta, non sappiamo che posizione porta. Non c’è uno strumento di condivisione, non c’è confronto con la base, con gli eletti di Camera e Senato o con noi europarlamentari».

La conseguenza è che «siamo troppo tentennanti e troppo deboli di fronte alle richieste del sistema e del Pd. Se qualcuno pensa che per la ragion di stato o per la ragione di partito si debba accettare tutto io ne prendo atto, ma faccio battaglia. Soprattutto in un momento in cui non c’è un capo politico che tiene il timone del Movimento 5 Stelle».

Le conseguenze forse non saranno immediate ma paiono destinate a produrre fratture profonde. Corrao concede a Conte la possibilità che oggi si esca con un accordo accettabile, almeno sulla carta. Ma dubita che gli strumenti proposti «incidano realmente» e rilancia la linea dura su Ue e trattati: «Va messa sul tavolo negoziale l’eventualità di lasciare l’Eurozona». «Siamo stati un pungolo per la politica, adesso dobbiamo esserlo anche per noi stessi – spiega – A chi ci chiede stabilità dobbiamo ricordare che siamo un movimento di rottura e di cambiamento. Se sbagliamo ritengo sia giusto dirlo».

Dai probiviri è partita la lettera che annuncia un «provvedimento disciplinare» nei suoi confronti. Corrao con gli altri tre colleghi sotto esame (Pienicola Pedicini, Eleonora Evi e Rosa D’Amato) sta lavorando alle controdeduzioni ma lancia un segnale preciso commentando le ultime espulsioni: da quella del consigliere regionale del Lazio Davide Barillari, che ha costruito un sito sulla sanità parallelo al sito della regione ingenerando confusione nei giorni del Coronavirus, a quella del senatore Mario Michele Giarrusso, cacciato ieri perché non in regola con le restituzioni insieme al deputato Nicola Acunzo. «Non conosco i motivi delle espulsioni – dice – Ma vista la mancanza di leadership legittimata sarebbe il caso di ridiscutere certi provvedimenti».