Cinque reintegri grazie alla legge sul caporalato
Tribunale del Lavoro Due sentenze diverse della Corte d'Appello di Roma utilizzano il reato di interposizione illecita di manodopera reintrodotto dalla legge per l'agricoltura
Tribunale del Lavoro Due sentenze diverse della Corte d'Appello di Roma utilizzano il reato di interposizione illecita di manodopera reintrodotto dalla legge per l'agricoltura
Far reintegrare lavoratori sfruttati da società in appalto in grandi aziende come Poste e Bnl grazie alla legge sul caporalato. Il tutto in periodo di pandemia in sostanziale blocco dei tribunali. L’impresa è riuscita allo studio di avvocati Panici-Guglielmi che in due giorni ha collezionato due sentenze di reintegro e pagamento degli stipendi arretrati per cinque lavoratori.
Sentenze che hanno dimostrato come i tribunali siano aperti e che la legge sul caporalato non serve solo per l’agricoltura. Anzi. La legge 199 del 2016 ha infatti reintrodotto il reato di interposizione illecita di manodopera, applicata in entrambi i casi. In sostanza sia Poste che Bnl utilizzavano le prestazioni lavorative in appalti illeciti invece che assumere direttamente i dipendenti, pagati molto meno.
Si tratta in entrambi i casi di sentenza della Corte di Appello di Roma che su istanza dello stesso studio Panici Guglielmi ha valutato come «urgenti» i ricorsi contro le sentenze di primo grado. L’articolo 83 del decreto Cura Italia infatti precisa che ora nei tribunali debbano essere trattati solo «i procedimenti la cui ritardata trattazione può produrre grave pregiudizio alle parti». In questo senso dopo l’istanza dello studio Panici-Guglielmi i casi di reintegra e di ripristino delle retribuzioni vengono trattati non in udienza ma dopo deposito delle memorie.
Nel primo caso un addetto alle manutenzioni nelle sedi Bnl con contratti dal 2003 è stato reintegrato con 2 anni e mezzo di stipendi arretrati dalla sentenza della Corte d’appello guidata da Maria Rosaria Marasco, nel secondo quattro lavoratori del back office dell’ufficio reclami e rimborsi dal 2003, licenziati da Gepin nel 2016, sono stati reintegrati con 4 anni di arretrati nel provvedimento firmato dal giudice Francescopaolo Panariello.
«A forza di correre dietro ai caporali ci siamo dimenticati che gli intermediari spesso sono le grandi aziende in questo caso perfino pubbliche – commenta l’avvocato Pierluigi Panici – . La novità della legge 199 è che colpisce anche l’utilizzatore dell’illecito appalto mentre il codice degli appalti punisce solo gli appaltatori». Panici lancia una proposta. «Per combattere fenomeni di corruzione e concussione, chi riceve i sussidi per illeciti appalti dovrebbe avere sanzioni economiche per i vertici delle aziende fino alla decadenza dall’incarico».
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