Cinque isole tematiche di Ecologia (A)sociale: artisti, intellettuali e attivisti nel segno del pensiero libertario
A Mestre, Biennale Architettura Nell’ambito della 18. Mostra Internazionale di Architettura, «Biennale Sessions», in collaborazione con Parco Aperto 2023
A Mestre, Biennale Architettura Nell’ambito della 18. Mostra Internazionale di Architettura, «Biennale Sessions», in collaborazione con Parco Aperto 2023
Nell’ambito della 18. Mostra Internazionale di Architettura, «Biennale Sessions», l’organo della Biennale di Venezia che s’interfaccia con università e accademie, ha avviato una collaborazione con Parco Aperto 2023, programma di iniziative per le scuole, le famiglie e la cittadinanza che si celebra a Mestre, presso la Biblioteca di Carpenedo Bissuola e le aree del Parco Albanese.
In questa cornice si è svolto, tra il 20 e il 21 maggio, il progetto Ecologia (A)sociale, curato da Escuela Moderna Ateneo Libertario, Fuoriposto Mestre e Marche Arte Viva. Il progetto, articolato in cinque isole tematiche tra loro connesse a formare una rete dialogante, ha voluto esplorare i concetti di costruzione partecipata ed esperienza collettiva dello spazio pubblico, attraverso una serie di eventi e installazioni site specific temporanee. Nell’insieme, le isole si sono proposte quali casi emblematici di scultura ed ecologia sociale, secondo un ragionamento politico fondato sulla pedagogia libertaria a cui hanno contribuito decine di artisti, intellettuali e attivisti.
Si sono tenuti molteplici laboratori a carattere performativo nei quali sono stati impiegati materiali edili elementari, al fine di sperimentarne le potenzialità creative all’interno di una prassi costruttiva estranea a logiche puramente lucrative. Ne è scaturita una composita scenografia effimera, dilatata nel tempo e prodotta collegialmente dai tanti artisti coinvolti. Al termine del progetto i materiali sono stati restituiti ai partner locali che li avevano concessi in prestito, nell’auspicio di dare così un esempio concreto di microeconomia circolare del territorio.
E ancora, Osmotopie, architetture immateriali è stato un percorso avente come oggetto d’indagine l’aria e i fenomeni olfattivi che in essa e grazie ad essa avvengono. L’aria infatti trasporta con sé odori, ovvero sintomi del reale, evidenze di un’umanità legata al mondo prima della sua antropizzazione. Seguendo il filo di questa analisi sensoriale dello spazio, si è offerta quindi una sessione d’ascolto musicale focalizzata sulle forme di sonorizzazione e finalizzata alla scoperta delle diverse maniere in cui la musica riesce a schiudere una dimensione di incontro e condivisione.
A ciò si è aggiunta una rassegna di video, ognuno a suo modo attinente alla relazione tra architettura, spazio pubblico ed ecologia. In generale, le opere trattavano tutte l’annoso problema dei processi di gentrificazione e turistificazione, che affligge con effetti di sperequazione i centri storici di molte città europee – mentre le periferie continuano ad accogliere con difficoltà sempre crescenti le classi più svantaggiate o meno abbienti – generando pertanto barriere sociali ed economiche che non solo delimitano e suddividono in senso gerarchico le città ma creano anche squilibri ecologici, in conseguenza di un miope quanto intensivo sfruttamento delle risorse. I video, realizzati con varie strumentazioni e supporti, invitavano inoltre a riflettere sull’obsolescenza di tecnologie che l’industria digitale considera ormai inadeguate o poco redditizie.
Infine, come stimolo per una discussione intorno all’influenza del pensiero libertario nelle arti, e raccontando una storia iniziata proprio a Mestre oltre vent’anni fa, Ecologia (A)sociale ha presentato una rassegna di fascicoli dall’archivio di «ApARTe°», periodico cartaceo che pubblica studi sul rapporto tra arte e anarchismo.
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