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Cinquanta curdi in barca a vela salvati dalla popolazione

Cinquanta curdi in barca a vela salvati dalla popolazioneIl naufragio dei miganti sulla barca a vela, a Melissa

Melissa La solidarietà dei cittadini che hanno rifocillato i naufraghi. Un gesto di umanità controcorrente

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 11 gennaio 2019

L’istantanea è ben diversa dal film del rancore che il governo giallobruno vuol propinarci a tutte le ore, giorno per giorno. Melissa, 10 gennaio, ore 4.30 di una notte gelida, con le colline, che si aprono verso la Sila, imbiancate dalla neve. Una imbarcazione di 15 metri, una barca a vela biancoazzurra, si incaglia a pochi metri dalla costa jonica. Sono stipati 51 migranti, forse 52 (ci sarebbe un disperso), gli scafisti hanno già abbandonato il veliero qualche ora prima (saranno scovati in tarda mattinata in un albergo di Cirò Marina mentre cercano maldestramente di far perdere le proprie tracce).

La barca prende acqua, si rovescia, mentre i naufraghi, tutti di etnia curda, gridano, squarciano il silenzio della notte, per destare allarme. Dirimpetto, c’è l’Albergo Miramare. Le urla dei migranti svegliano il proprietario dell’hotel e alcuni dei residenti della zona. Si muove anche il sindaco melissota Gino Murgi. Tutti si prodigano per trarre in salvo le persone, la cui vita è in grave pericolo per il mare in burrasca e per il gelo. Tra loro anche un neonato che, assieme ad altri tre bambini e sei donne, viene soccorso con la scialuppa in dotazione all’hotel per il periodo estivo. Il resto dei naufraghi viene tratto in salvo con alcuni pedalò.

IL TITOLARE DELLA STRUTTURA ricettiva mette a disposizione i locali per soccorrere le persone e permettere loro di potersi asciugare e cambiarsi usando stufe, asciugacapelli e coperte. Sul posto giungono poi le forze di polizia, i volontari della Croce rossa. A queste latitudini non è la prima volta che la popolazione è protagonista di gesti eclatanti di solidarietà. L’odio salviniano qui non ha fatto breccia. Era già accaduto nella scorsa estate nella spiaggia di Sovereto, nei pressi di Capo Rizzuto. Anche allora una gara di solidarietà di bagnanti e cittadini per soccorrere undici bambini, sei donne e 39 uomini, di nazionalità siriana e irachena, arenatisi con il loro barcone sugli scogli del mar Jonio.

Si può dunque disobbedire a Salvini e all’intolleranza grilloleghista. Lo hanno fatto a dicembre anche gli abitanti di Crotone che in migliaia si sono stretti intorno ai rifugiati del Cara di Isola Capo Rizzuto, sbattuti nottetempo in mezzo alla strada dal prefetto, come prima applicazione della legge Salvini. «Nonostante la propaganda razzista a reti unificate, nonostante la caccia alle streghe, da queste parti abbiamo dimostrato che la solidarietà non solo è un dovere ma è anche una pratica. Lo abbiamo fatto a Crotone l’8 dicembre con una fiaccolata per i migranti del S. Anna con numeri di partecipazione che non si registravano da anni – ricorda Francesco Perri della Rete di associazioni antirazziste crotonesi – con la stessa sensibilità sociale e la stessa umanità dimostrata dai cittadini di Melissa stanotte (ieri notte, ndr). L’umanità e la coscienza civile saranno sempre più forti delle loro menzogne, lo tengano ben presente i governanti».

A MELISSA, INTANTO, la mattinata è scorsa tranquilla. Il cielo si è aperto mentre i migranti, terminati gli adempimenti di rito, sono stati accompagnati al Cara di Isola per le procedure di identificazione. «È stata una nottata tremenda, indimenticabile. I miei concittadini sono stati splendidi, hanno portato cibi caldi, si sono spogliati dei loro giacconi per darli ai naufraghi intirizziti. Alle 4 hanno portato di corsa pigiami, coperte, si sono tolti tutto per offrirlo, sono stati davvero incredibili – rammenta commosso il sindaco Murgi (tra l’altro anche segretario provinciale del Pd) -. Come si fa ad essere indifferenti dinanzi a una mamma che ti implora e a una creatura di tre mesi zuppa d’acqua, nuda, viola dal freddo? Ci vuole umanità, solo umanità, nient’altro». La storia di solidarietà di queste terre e su queste coste iniziò 25 anni fa con «i curdi di Badolato».

Da lì si dipanò poi l’idea di accoglienza diffusa di Riace. Interpellato dal manifesto, il sindaco sospeso Mimmo Lucano fa sapere: «Con i curdi di Melissa possiamo far ripartire l’idea di accoglienza diffusa di Riace. Il nostro borgo è pronto, abbiamo le case disponibili. Li aspettiamo con gioia». E il caso vuole che Lucano sia atteso proprio a Crotone il 19 gennaio per una iniziativa nazionale dell’Arci: «Si parte dai borghi, si arriva alle città per costruire la futura umanità».

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