Cineteca Nazionale, i film bruciati e il silenzio dell’archivio
Arte e politica In attesa di dichiarazioni ufficiali, abbiamo potuto consultare in esclusiva la lista dei titoli andati a fuoco. In fumo circa 500 bobine, tra cui diversi negativi, potenziali copie uniche. Il presidente Castellitto e il ministro Sangiuliano chiamati a chiarire
Arte e politica In attesa di dichiarazioni ufficiali, abbiamo potuto consultare in esclusiva la lista dei titoli andati a fuoco. In fumo circa 500 bobine, tra cui diversi negativi, potenziali copie uniche. Il presidente Castellitto e il ministro Sangiuliano chiamati a chiarire
Erano le tre di notte quando, lo scorso 8 giugno, l’incendio è divampato. Il celleraio B 4 dell’archivio della Cineteca nazionale, in via Tuscolana a Roma, è andato in fiamme insieme alle centinaia di pellicole in nitrato conservate al suo interno. Ad oggi, ufficialmente, ancora non si sa cosa sia andato perduto. L’archivio cinematografico più importante d’Italia si è infatti da subito trincerato dietro a una cortina di silenzio, che per una volta ha messo d’accordo tutti, la «vecchia guardia» di dirigenti legati alla gestione Franceschini e il «nuovo corso» targato Sangiuliano. Tanto che dell’incendio non si è fatta menzione in pubblico per quasi due mesi – con l’aggravante, a quanto si apprende dalla stampa, di una mail che invitava i dipendenti al silenzio, e di una notizia pubblicata e poi subito cancellata dal sito dell’istituzione – fino all’interrogazione parlamentare del deputato Avs Marco Grimaldi alla fine di luglio.
SE A LIVELLO ufficiale ancora nessuna parola è stata spesa sui film bruciati, il manifesto ha potuto consultare in esclusiva una lista del contenuto del cellario B 4, accompagnata da una nota del Conservatore dell’archivio Steve Della Casa, materiali forniti in attesa della risposta ufficiale all’interrogazione da parte del Ministro della Cultura. «Le informazioni puntualmente e cortesemente fornite dall’amministrazione, seppure a un’analisi superficiale, ci dicono che l’incendio in Cineteca Nazionale non è stato proprio privo di conseguenze gravi» afferma Grimaldi. E in effetti si parla di quasi 500 film andati perduti, non pochi, tra cui diversi negativi – ovvero le bobine originali da cui è possibile stampare successivamente le copie – su cui andrà fatta una verifica titolo per titolo per capire se nel corso degli anni sono state realizzate o meno copie conservate in altre cineteche. Se dei film stranieri supponiamo infatti che esistano gli originali nelle cineteche dei Paesi d’origine, sui film italiani non ci sono certezze. Di film come quelli di Mario Almirante, Donne alla fonte o Fantasie di bambole, cortometraggio musicale del 1930 con una creazione coreografica di Casimira Zalewska, ci saranno copie altrove? E dei provini degli studenti per entrare al Centro Sperimentale nei primi anni ’50? Tra i titoli bruciati anche un film di cui riconosceva il valore la stessa Cineteca in una nota del 2012, La leggenda dell’Edelweiss di Romolo Bacchini (Salf Film, Roma, 1922?), «tragedia dell’amore perduto, mai uscito in sala, ma fortunosamente conservato».
SOLO UNA RISPOSTA ufficiale e dettagliata da parte dell’istituzione potrà insomma quantificare il valore del patrimonio andato perso per sempre. Ma per ora continua a regnare il silenzio. «Sono perdute copie d’epoca “imbibite”, cioè con le colorazioni artigianali d’epoca che le rendono di fatto pezzi unici – prosegue Grimaldi – e sono bruciati materiali depositati da privati che vedono così messa in forse la capacità dello Stato di garantire la conservazione accurata dei loro archivi». In particolare sono bruciati materiali della Lux/Cristaldi e del fondo Cines di Ripley’s. «Che non se ne parli, e che dunque il CSC continui con la politica dello struzzo, apre interrogativi sulla sicurezza dei depositi di via Tuscolana per i film, per i dipendenti e per la popolazione circostante» aggiunge il deputato.
Il presidente della Cineteca Sergio Castellitto e il ministro Sangiuliano sono insomma chiamati a dare molte risposte a fronte di una comunicazione fin qui piuttosto opaca, mentre le indagini sono ancora in corso per accertare eventuali responsabilità in merito all’incendio.
In questo contesto è giusto ricordare che altri incendi simili sono avvenuti nel recente passato. Infatti il nitrato di cellulosa – materiale usato per la realizzazione delle bobine fino alla metà degli anni ’50 – brucia con molta facilità, soprattutto quando si deteriora e le temperature si innalzano. Era avvenuto alla Cineteca di Bologna nel 2018 e nel 2021 alla Cinemateca Brasilera, dove sono andate in fumo circa 2000 copie. Ciò non toglie che il compito di una Cineteca sia quello di evitare che simili incidenti accadano, conservando i materiali nelle migliori condizioni possibili e informando i cittadini del destino dei film invece di occultare gli avvenimenti. E che il CSC sia poco attento in tema di sicurezza lo conferma ancora l’interrogazione di Grimaldi in cui si parla di ambienti poco salubri, invasi dalle muffe oltre ai limiti consentiti per legge.
Il silenzio più assoluto c’è poi stato anche in merito ai 17 archivisti impegnati nella digitalizzazione, il cui contratto è scaduto all’inizio dell’estate. Come si può intuire, è un compito essenziale per una Cineteca di questi tempi. I lavoratori hanno prima ricevuto una mail con proposta di rinnovo, poi sono stati mandati a casa. Ora si parla di un nuovo bando, mentre i macchinari acquistati e i progetti iniziati sono fermi. La ragione sarebbe il budget assente e la necessità di fare economia, ma la gestione Castellitto ha confermato il trend delle consulenze d’oro, con la scelta di pagare profumatamente esterni – tra cui il braccio destro dello stesso Castellitto, Angelo Tumminelli – invece di valorizzare gli interni. I soldi insomma non mancherebbero, tutto dipende da come si decide di spenderli.
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