CinemAmbiente, passato e presente del mondo in fiamme
Festival Si è conclusa a Torino la 27a edizione, dedicata al fondatore Gaetano Capizzi, scomparso lo scorso anno. Nariman Massoumi fa rivivere la storia del petrolio tra Iran e Inghilterra mentre Greg Jacobs e Jon Siskel hanno presentato un documentario con video filmati da gente comune in giro per il mondo. 44 titoli sono visibili gratuitamente in streaming sul sito di CinemAmbiente fino al 18 giugno
Festival Si è conclusa a Torino la 27a edizione, dedicata al fondatore Gaetano Capizzi, scomparso lo scorso anno. Nariman Massoumi fa rivivere la storia del petrolio tra Iran e Inghilterra mentre Greg Jacobs e Jon Siskel hanno presentato un documentario con video filmati da gente comune in giro per il mondo. 44 titoli sono visibili gratuitamente in streaming sul sito di CinemAmbiente fino al 18 giugno
«La compagnia petrolifera anglo-iraniana mi ha inviato per scrivere la sceneggiatura di un film che mostri quanto la Persia sia bellissima e come buona e gentile sia laggiù l’influenza della compagnia. Il mio lavoro era di versare acqua sul petrolio bollente». La frase del poeta gallese Dylan Thomas costituisce una delle didascalie iniziali di Pouring Water on Troubled Oil, uno dei lavori inseriti nel concorso cortometraggi del festival CinemAmbiente di Torino conclusosi domenica scorsa. Lo ha realizzato e prodotto Nariman Massoumi, regista iraniano cresciuto in Gran Bretagna. Ci sono solo materiali d’archivio in quest’opera che in ventisei minuti traccia un ritratto storico, politico, sociale tanto delle relazioni commerciali tra l’impero britannico e il Paese mediorientale quanto della vita quotidiana del popolo iraniano che Thomas scoprì rimanendone spaesato e coinvolto e infine non sviluppando il testo che gli era stato commissionato.
ERA IL 1951. Abadan, «la prosperosa» città grazie all’oro nero. La via del petrolio con i suoi tubi si insinuava tra le montagne. Sono le prime immagini che si vedono nel film, fotografie in bianconero scorrono sullo schermo, mentre l’attore Michael Sheen «interpreta» fuori campo Thomas dandogli voce, leggendo le lettere che il poeta scriveva alla moglie lontana. Un flusso di pensieri e riflessioni che viaggia insieme alle immagini in perfetto connubio. Quello che avrebbe dovuto scrivere era un testo di propaganda. Abortiti testo e film (abbandonato dalla compagnia a seguito della tensione politica che si era creata con scioperi e proteste dei lavoratori locali), Thomas rientrò e nell’aprile dello stesso anno fece una trasmissione radiofonica sull’argomento chiamata Persian Oil. Poco dopo, il primo ministro iraniano Mohammed Mossàdeq nazionalizzava il petrolio cui i britannici risposero con un boicottaggio.
Fatti storici rievocati su immagini – fotografiche e in movimento, in bianconero e a colori – provenienti da vari luoghi dell’Iran (bellissimi i volti delle donne, drammatici quelli dei bambini segnati dalla fame, nitidi gli scorci urbani e di campagna) si succedono in un film potente, dotato di una vibrante colonna sonora, dove le numerose didascalie diventano anch’esse parte del tessuto visivo. Un film che, nell’esporre dati e informazioni, oltre alla visione soggettiva e dolente di Thomas, sfugge a ogni segno didascalico o, meglio, lo trasforma in altro: in cinema pulsante.
GIUNTO alla ventisettesima edizione, CinemAmbiente è stato dedicato a Gaetano Capizzi (scomparso il 24 ottobre 2023), che lo fondò, diresse e fece crescere rendendolo «uno dei festival a tematica ambientale più autorevole al mondo», come ricorda nell’introduzione al programma la nuova direttrice Lia Furxhi. Un’edizione che si è aperta con la proiezione, musicata dal vivo, di un film muto brasiliano ritrovato – Amazonas, maior rio do mundo (1918-1920), diretto, fotografato e montato da Silvino Simões Santos Silva, cineasta portoghese che emigrò in Brasile – per poi disegnare, attraverso gli oltre settanta titoli proposti, un «catalogo» delle attuali tendenze cinematografiche sulla questione dell’ambiente.
UNA MAPPATURA impressionante dei cambiamenti climatici scaturisce da The Here Now Project di Greg Jacobs e Jon Siskel (presentato nel concorso documentari vinto da The Battle for Laikipia della greca Daphne Matziaraki e del keniano Peter Murimi, girato nell’altopiano di Laikipia in Kenya e del tutto mancante di un punto di vista che non sia quello pre-confezionato dello sguardo da illustrazione «geografica»). The Here Now Project è un film di montaggio consistente in video filmati da gente comune nel 2021 in giro per il mondo: dal Texas ghiacciato al Kenya invaso dalle locuste, dall’Indonesia colpita dai tifoni al mare di Marmara contaminato in Turchia, dal Canada e dalla California bollenti alla Germania e alla Cina devastate dalle alluvioni… I formati usati dai testimoni di queste catastrofi sono diversi, ma tutti accolgono istantanee soggettive in diretta che il montaggio rende fluide restituendoci la visione di un pianeta al collasso.
Siamo invece in Finlandia con Once Upon a Time in a Forest della regista e giornalista Virpi Suutari (menzione speciale della giuria). Con sguardo attento a creare una visione partecipata e sensibile inscritta nell’ascolto e non nella contemplazione, esplorando in totali e dettagli gli spazi della natura, ma non solo, il film descrive un gruppo di giovani attiviste e attivisti per la difesa delle foreste finlandesi minacciate da interessi industriali e politici.
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