Internazionale

Cina, pugno di ferro contro la corruzione

Xi Jinping, il nuovo Presidente della Repubblica Popolare e segretario del Partito Comunista cinese, era stato chiaro: «colpiremo sia le mosche, sia le tigri», aveva detto, alludendo al fatto che […]

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 14 maggio 2013

Xi Jinping, il nuovo Presidente della Repubblica Popolare e segretario del Partito Comunista cinese, era stato chiaro: «colpiremo sia le mosche, sia le tigri», aveva detto, alludendo al fatto che non ci sarebbe stata pietà. La campagna anti corruzione – era stato annunciato – avrebbe colpito sia i pesci piccoli del Partito, sia quelli grandi, di prestigio, senza alcuna differenza.

Liu Tienan, 58 anni, vice direttore della potente Commissione nazionale per lo Sviluppo e le Riforme è una tigre, ma il suo prestigio non è bastato a tutelarlo dalle grinfie della giustizia cinese, dato che da domenica risulta sotto indagine. Ad annunciarlo è stata la Xinhua, l’agenzia di stampa statale, che non ha aggiunto altri particolari, sebbene la notizia fosse nell’aria da tempo.

Il 6 dicembre scorso, Luo Changping – vice direttore della rivista economica Caijing aveva riferito sul suo account Weibo (quanto di più simile a Twitter esista in Cina) varie accuse contro Liu. Secondo il giornalista, il funzionario avrebbe fabbricato false credenziali accademiche, avrebbe minacciato di morte la sua amante (che avrebbe scritto per il potente politico la tesi di laurea) e avrebbe abusato del proprio potere.

In concomitanza con le accuse Liu, che fino allo scorso marzo era anche a capo della National Energy Administration cinese, era al nono incontro tra Cina e Russia avente come tema proprio l’energia. Ironia della sorte ad accompagnarlo era proprio Wang Qishan, all’epoca vice-premier e oggi il capo della task force di Pechino contro la corruzione. Le accuse del giornalista di Caijing erano state rigettate come «calunnie» e Liu aveva promesso che si sarebbe occupato del caso, procedendo per vie legali. Oggi invece si apprende che il potente politico locale già da metà del dicembre scorso sarebbe stato interdetto da ogni apparizione ufficiale in relazione agli affari economici ed esterni del governo cinese.

La campagna anti corruzione di Xi Jinping, quindi, prosegue: solo un mese fa ad essere indagato ufficialmente per corruzione era toccato a Liu Zhijun, ex ministro delle ferrovie. Le notizie di accuse contro i funzionari si guadagnano molto successo sull’internet cinese, garantendo credibilità alla campagna anti corruzione e “pro frugalità” di Xi Jinping, dato che quasi ogni cinese considera la corruzione come il problema numero uno del paese. Il dubbio che serpeggia però, è sempre lo stesso, in occasione di campagne di questo tipo: quanto durerà questo pugno di ferro, ci si chiede a Pechino.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento