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Cima sopravvive alla caccia del gruppo

Cima sopravvive alla caccia del gruppoDamiano Cima – LaPresse

Giro d’Italia, tappa 18 Quando la muta dei cani da caccia sente la preda e si scatena siamo già sulla lunga dirittura del traguardo, due prede piccole cadono vittima del branco ma si salva Cima, che trionfa a braccia alzate tra le imprecazioni di Ackermann

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 31 maggio 2019

Valdaora e Santa Maria di Sala. Anzi, tappa in discesa, a dirla tutta. Il Magrini, uomo di ciclismo e commentatore vero senza le remore della propaganda, ha parlato di un percorso che non lo entusiasma, e di pochi salti sulla sedia regalati dai protagonisti. Certo la sfortuna ha fatto fuori in corsa Dumoulin, che lo spettacolo lo avrebbe favorito indirettamente, per via dell’obbligo di attaccarlo tutti i giorni in vista dell’ultima cronometro; e prima ancora del via Bernal, colombiano del canavese e scalatore del momento. Ma non è solo col senno di poi che si può dire che le giornate veramente dure sono state sprecate da Nibali e da Roglic per ballare il minuetto, lasciandosi scappare, a parte qualche dichiarazione infervorata, Carapaz. Che in salita ora sarà dura staccare, e che soprattutto – e questo lo sapevano – ha dalla sua la squadra più forte. Chi sia stato il più pollo lo deciderà la strada a posteriori, quando si conoscerà il nome dei primo dei battuti. A meno che non si ribalti il Giro, ma a conti fatti, e torniamo al Magrini, di tappe a disposizione a occhio e croce c’è solo quella di sabato.

Il gruppo attraversa intanto il Veneto profondo, che da bianco si è fatto verde, anzi verdissimo se si contano i voti di domenica passata. «Non c’è solo l’egemonia conquistata in 30 anni di lavoro certosino, dietro questi numeri, mai visti neanche in provincia». Si fa in tempo, mentre le squadre dei velocisti traccheggiano, a far due chiacchiere con Lorenzo Zamponi, che queste vicende le analizza di mestiere e le vive, oltre a vivere il Giro.

«Anche perché questa Lega non è quella democristiana e localista di anni fa, è molto più cattiva, e fa davvero impressione vederla votata da tanta gente che cattiva non è (perché vi assicuro che non sono nato in mezzo ai mostri ma a persone normalissime). C’è anche il fatto che l’ex locomotiva del Nordest, pur passandosela meglio del resto d’Italia, non sta tanto bene. Si era abituata a un certo standard di benessere, che ora a forza di concorrenza cinese e ospedali in chiusura, si va sgretolando di giorno in giorno». «E comunque, aggiunge, l’errore è stato sopravvalutare Roglic».

Finisce intanto che il gruppo sottovaluta i fuggitivi di giornata, gli habitué Maestri e Cima e la new entry Denz. Quando la muta dei cani da caccia sente la preda e si scatena siamo già sulla lunga dirittura del traguardo, due prede piccole cadono vittima del branco ma si salva Cima, che trionfa a braccia alzate tra le imprecazioni di Ackermann che sbatacchia invece malamente i pugni sul manubrio.

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