Economia

Cig, oltre il danno c’è la beffa

Cig, oltre il danno c’è la beffaLa segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ieri al presidio di Montecitorio – Attilio Cristini

Il caso Finora si è coperto il 2013: per il 2014 ci sono soltanto le promesse di Poletti e Padoan. Il viceministro De Vincenti: i fondi per ora non risultano. I sindacati: «65 mila lavoratori a rischio»

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 23 luglio 2014

Dove siano, e soprattutto se saranno stanziati a breve, i 400 milioni per la cig in deroga promessi dal governo è diventato un vero giallo. La settimana scorsa, firmando un decreto interministeriale in pompa magna, i dicasteri guidati da Giuliano Poletti e Pier Carlo Padoan – cioè Lavoro ed Economia – avevano tamponato con 400 milioni un buco del 2013, e promesso che a breve si sarebbe reperita una nuova tranche, dello stesso valore, utile per il 2014.

Ma ieri, su quest’ultima promessa, un altro componente dell’esecutivo – il viceministro allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti – ha raggelato le speranze: «Non risulta», si è lasciato scappare, seppure in una dichiarazione non ufficiale. Ma è bastato per confermare i dubbi di tanti: le risorse, su cui si fa pressione ormai da diversi mesi – più volte è stato lanciato l’allarme della mancanza di 1 miliardo di euro per la cig in deroga – ancora non si sono concretizzate.

I 400 milioni da utilizzare per cominciare a coprire le esigenze del 2014 dovrebbero essere inseriti come norma specifica in un decreto legislativo prossimo venturo (il più vicino potrebbe essere il dl competitività), ma nulla, per dirla con De Vincenti, è certo. O meglio, «non risulta».

Eppure la questione non è affatto un gioco, anzi. Riguarda decine di migliaia di persone in carne e ossa, che se non vedranno finanziata a breve la cassa, potrebbero finire senza alcun paracadute in mezzo a una strada. Lo hanno ricordato ieri Cgil, Cisl e Uil, con un presidio davanti a Montecitorio: quei palazzi della politica che in questo periodo stanno trascurando le emergenze del lavoro per dedicarsi quasi esclusivamente alle riforme istituzionali.

Per coprire il fabbisogno del 2014 mancano dunque all’appello circa 1 miliardo di euro, mentre il rischio licenziamento riguarda almeno un quarto dei 148 mila lavoratori attualmente “protetti” dalla cassa in deroga: in bilico dunque ci sarebbero tra i 48 e i 65 mila “derogati”, ma la cifra potrebbe velocemente salire a 150 mila unità, se il governo dovesse sdoganare la bozza di decreto interministeriale che riforma i criteri di accesso agli ammortizzatori sociali.

Infatti ieri sia diverse forze politiche che lo stesso sindacato hanno chiesto al governo di mettere prima di tutto mano alle risorse, per una copertura completa, per non rischiare di lasciare qualcuno in grossi guai al momento che verranno riformati i criteri di accesso. Lo chiede ad esempio Stefano Fassina, del Pd: «La cig in deroga non può essere ridimensionata senza aver prima introdotto un ammortizzatore sociale ampio in grado di coprire per via assicurativa i lavoratori e le lavoratrici di tutte le imprese e di tutti i settori produttivi».

Ma l’allarme è condiviso anche da Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, secondo il quale «i fondi per la cig non sono sufficienti». Lo stesso afferma Giorgio Airaudo (Sel), che chiede all’esecutivo dove prenderà «non solo i 400 milioni per il saldo della cig del 2013, ma anche gli 1,5 miliardi necessari per il 2014, e poi quelli del 2015».

Paolo Ferrero, di Rifondazione comunista, chiede non solo i fondi per la cassa, ma anche, urgentemente, «un piano per il lavoro». Secondo Lucio Malan, di Forza Italia, «il governo Berlusconi ha sempre garantito la copertura degli ammortizzatori sociali, anche quelli in deroga. Ora che il partito egemone è l’ex partito dei lavoratori, accade il contrario».

Insomma, non c’è più tempo. E lo ripete, ormai da giorni, la segretaria della Cgil Susanna Camusso: «O il governo mette subito in agenda i temi prioritari della disoccuazione e del lavoro o tutti i ragionamenti sulla crescita sono inutili. Le riforme istituzionali sono importanti ma sul campo non c’è un solo tema». Che su questo tasto attacca il premier Matteo Renzi da venerdì scorso.

«Legge elettorale, riforma costituzionale… Nessuno si occupa più di economia», conclude Raffaele Bonanni, segretario della Cisl.

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