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Cieli di Casablanca per Saint-Exupéry

Reportage Quella di Bernard Marck è la più recente e più completa biografia dell'autore del "Piccolo Principe"

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 14 dicembre 2013

Forse, in qualche piazza o in qualche via del centro di Lione, un monumento dedicato al cittadino Antoine de Saint Exupéry esiste. Ma avrebbe, o comunque ha, poca importanza se paragonato al ‘vero’ monumento. Non un busto, non una statua, ma l’aeroporto che porta il cognome di Antoine, e cui l’architetto Santiago Calatrava ha unito la stazione dei treni tgv. Inequivocabilmente ispirata alle forme della macchina con le ali. Il lungo tapis roulant che dall’atrio della stazione conduce agli spazi dell’aeroporto, scorre accanto a una galleria di immagini sospese nell’aria grazie a fili quasi invisibili: foto in bianco e nero dell’aviatore – scrittore, citazioni dai suoi libri e dai suoi appunti, riproduzioni di copertine in tante lingue della sua opera più famosa.

Se nel 2013 il Piccolo Principe ha compiuto settant’anni, nel 2014 anno saranno altrettanti gli anni trascorsi dal 31 luglio 1944. In quella data, l’aereo di Saint Exupéry, un F-5, si inabissò tra Corsica e Sardegna durante una missione di ricognizione. Perché e come questo sia avvenuto, rimane storia mai chiarita. Scompariva così, nel nulla, dopo aver passato metà della sua breve esistenza tra il blu, il buio e le tempeste dei cieli, un uomo per cui volare aveva rappresentato un sogno bambino e poi ben più di un semplice lavoro. Era ben nato, il 29 giugno del 1900, Antoine, terzo dei cinque rampolli del visconte Jean de Saint-Exupéry e di Marie Boyer de Fonscolombe. Due lutti lo segnano prestissimo, la morte del padre nel 1904 e quella del fratello François nel 1917.

La grande macelleria della Prima Guerra Mondiale ha chiuso da poco le sue porte, quando il servizio militare apre quelle del cielo aeronautico al giovane con la passione del volo. Il 9 aprile 1921 Antoine entra a far parte del Secondo Reggimento di aviazione da caccia, base il campo di Neuhof, sud di Strasburgo. Ma le nuvole, lui, è costretto a guardarle da terra, semplice rampista e aiuto meccanico. Se vuole decollare, dovrà firmare per un terzo anno dopo i due di leva, che lo avvierà al corso di addestramento. Unica deroga, possedere il brevetto di pilota civile. Con la morte del visconte, la famiglia ha prosciugato via via le sue risorse. Marie, la madre, campa grazie a quel poco che le resta e alla pensione di infermiera. Rimangono intatte le conoscenze dei Saint Exupéry negli ambienti che contano. Saranno queste a consentire al figlio di scavalcare i regolamenti e frequentare il corso durante il servizio militare: duemila franchi per tre settimane, una cifra immensa, che Maria riuscirà a coprire dissanguandosi economicamente.

Al fianco di Antoine, dal 18 giugno, data di inizio del corso, c’è l’istruttore Robert Aéby. Ancora una volta, il cognome illustre gli è venuto in aiuto. Il giorno prima, infatti, aveva ottenuto risposta positiva alla richiesta fatta qualche tempo prima di andare volontario in Marocco. Tutto può servire pur di divenire pilota militare, si era detto. La domanda è stata accolta, destinazione Casablanca, 37° reggimento di Aviazione. Ma questo significherebbe la fine delle lezioni con Aéby. Un’opportuna spintarella blocca la chiamata. Tutto rimandato al 18 agosto, quando, brevetto in tasca, Antoine atterra nella città da lui immaginata esotica e avvolta nel mistero. Bernard Marck, giornalista, ex caporedattore della rivista Aéreoports Magazine, ha dedicato a Saint Exupery una biografia appena pubblicata in Italia dalla casa editrice Odoya. Marck scrive del primo impatto di Antoine con Casablanca «Si aspettava uno scenario da Mille e una notte, scene ammalianti e deliranti. Voleva rimanere turbato. E scopre cani magri e un paesaggio arido. È l’epoca in cui a Casablanca, città… incastrata tra il Medioevo e il progresso, un assassino viene ancora trascinato per le strade ‘con il cranio sfondato, le spalle slogate, bastonato dagli aguzzini affinché urli il suo crimine alla brava gente, col volto rigato di sangue. È molto edificante e molto morale’, annota Saint Exupery, non senza dare prova di una certa leggerezza, esattamente come i coloniali».
Nel gennaio del 1922, un piroscafo riporta Antoine a Marsiglia. Fine provvisoria dell’esperienza poiché il 23 dicembre 1921 ha ottenuto il brevetto di pilota militare, e nostalgia che già affiora nelle righe di un appunto redatto durante il viaggio «Addio Marocco. Seguiamo le coste della Spagna. Ho passato giorni di cupa tristezza in una capanna schifosa, ma ora me ne rammento come di una vita piena di poesia». Quattro anni separano, adesso, il futuro padre letterario del bambino con la sciarpa intorno al collo dal suo ingresso nella Compagnia Generale di Imprese Aeronautiche Latécoère, la futura Aéreopostale, che fa la spola tra Tolosa e Dakar. Quattro anni durante i quali Saint Exupery si innamorerà senza riserve e con naufragio finale dell’incantevole ma complicata Louise Lévèque de Vilmorin, e mostrerà in divisa il suo spirito refrattario ad ogni imposizione.

Da Le Bourget, sede del reggimento cui è stato assegnato dopo il ritorno dal Marocco, decolla per due volte senza autorizzazione. La prima, nell’inverno 1923, vede il suo HD 14 spegnersi in volo e precipitare. Antoine riporta varie fratture e una serie di ferite da schegge metalliche. La seconda, pochi mesi dopo, gli costa due settimane di arresto. Il 5 giugno, esauriti i doveri militari, torna borghese, e alterna brevi periodi come riservista al grigio ruolo di controllore di produzione in una fabbrica di tegole nel Faubourg Saint Honoré. Ci resterà un anno, imprigionato dentro la malinconia per Casablanca. L’affetto e l’aiuto degli amici, gli incontri con altre donne, non riusciranno mai a offuscarla completamente. Vola, ogni tanto, grazie al fatto di essere riservista, e allora rinasce, ritrova vigore. L’altra via di fuga è la scrittura, che in seguito sovrapporrà al lavoro di pilota dell’Aéreopostale. Ha già provato a riempire le pagine con l’inchiostro della fantasia, gli manca, e lo sa, il mestiere. Ma vuole acquisirlo anche accogliendo consigli dentro la cerchia delle sue frequentazioni intellettuali. Sulla scia di periodi scuri e di altri appena rischiarati dalla speranza del futuro cui aspira, la vita di Antoine compie una svolta decisiva nel 1926.

Ad aprile pubblica il racconto L’aviateur, sulla rivista Le navire d’argent, ottenendo buoni riscontri dai lettori; il 10 settembre spedisce una domanda di assunzione in qualità di pilota alla Compagnia Generale di Imprese Aeronautiche Latécoère, accreditata da buone raccomandazioni e soprattutto dal brevetto di trasporto pubblico conseguito a luglio; l’11 ottobre arriva la risposta positiva della Compagnia, firmata dal direttore Didier Daurat, che lo attende per il colloquio e le prove necessarie. L’ingenuità di quel ragazzo strambo quanto il suo naso e la sua faccia da luna piena, la timidezza, la parola impacciata, fanno breccia nell’animo severo di Daurat. Pur se Antoine, contraddicendo la puntualità, prerogativa fondamentale dei piloti di un servizio postale, si è presentato all’appuntamento in clamoroso ritardo. Dopo un periodo di tirocinio, Saint Exupéry inizia i voli lungo i cinquemila chilometri della rotta Tolosa/Dakar, punteggiati da innumerevoli scali che la scarsa autonomia degli aerei rende necessari. Casablanca diverrà tappa amata e abituale.

Tarfaya, nel deserto, lo vedrà per due anni caposcalo dell’Aéreopostale. Da lì alla sua scomparsa nelle acque del Mar Tirreno, Antoine vestirà i panni di direttore, è il 1930, della Aéreopostale tra la Francia e l’Argentina, sede Buenos Aires; a Baires incontrerà l’artista salvadoregna Consuelo Suncín Sandoval Zeceña de Gómez, che sposerà un anno dopo, secondo naufragio sentimentale dopo Louise ma assai più drammatico; abbandonerà nel 1933 Aéreopostale, assorbita dalla nascente Air France, per tornare in Francia, tentando il mestiere di giornalista e inventando dispositivi per l’aeronautica; sarà protagonista di un disastroso raid aereo Parigi/Saigon nel 1935, e inviato, nel 1936, per il giornale L’intransigeant sulla scena della Guerra Civile spagnola; pubblicherà, 1939, Terres des Hommes, grande successo editoriale, cui seguirà, nel 1940, Pilot de Guerre, ispirato al suo rientro nell’aviazione come pilota di ricognizione. In pieno secondo conflitto mondiale, saranno gli Stati Uniti a dare alle stampe, è il 1943, la prima edizione de Il piccolo Principe, scritto e illustrato con alcuni acquerelli durante la sua permanenza a Long Island.

Se mai ci fosse bisogno di rammentarlo, la fiaba, ma suona ingiusto chiamarla tale, comincia da un pilota precipitato nel deserto del Sahara e dal suo incontro con un bambino che gli chiede ‘Mi disegni una pecora?’
Il Sahara, in Marocco, rappresenta soltanto uno spicchio sottilissimo del Grande Deserto. Casablanca, oggi, è la più occidentale delle città marocchine. È una selva di antenne satellitari sui balconi e in cima ai tetti. È perfetto emblema di quel disordine edilizio creato dal desiderio di modernità. È anomalo luogo di una libertà sessuale che si esprime anche e non poco nella prostituzione. È incarnazione architettonica della fede islamica nel gigantismo della Moschea di Hassan II, in grado di accogliere 25mila fedeli al suo interno e 80mila nella spianata all’esterno, dominata da un minareto alto 210 metri, tanto immensa da poter contenere nella sala della preghiera la basilica di San Pietro. I cani vagano ancora nelle strade di Casablanca, magri come le memorie urbane dei tempi di Antoine, e in quella che oggi si chiama genericamente la Città Vecchia: poca cosa, dimensione dove gli edifici d’epoca sono abbandonati, abitati dalla povertà, sormontati dall’insegna di un bar o di un ristorante con scarso potere di richiamo per il turista. Proprio lì si torna ad incontrare Saint Exupery pilota dell’Aéropostale.

In boulevard Mohammed V, accanto alla sede del quotidiano Le matin. Il posto si chiama Le petit Poucet, Pollicino, annunciato da una brutta scritta al neon. Non bisogna badarci, ed entrare. L’odore del passato non è un fatto di narici, ma di cuore. Gli arredi si ostinano a lottare contro i colpi bassi del tempo, insieme a tappezzerie rosse e decori che mantengono, nonostante le offese, orgoglio e dignità. Il bancone e gli sgabelli della sala bar, relegati nell’ombra, non vedono più, da chissà quanto, avventori seduti a centellinare un pernod o un cognac. Il cameriere fa scivolare sul tavolo il menu du jour, e poi, a te che sei straniero, indica l’angolo di una parete sussurrando discreto «Forse monsieur non sa che conserviamo una lettera di complimenti al nostro ristorante da parte di Saint Exupery». La lettera, chiusa nel rettangolo di una cornice similoro, scritta sulla carta intestata della ‘Taverne Brasserie Petit Poucet, Maison fondée en 1920’, è priva di data. Antoine rinnova la sua soddisfazione per l’accoglienza. Il testo è inframmezzato da due disegni: un uomo seduto a un tavolo mentre scrive, e un angelo imprigionato da una corda intorno alla vita che gli impedisce di volare.

Gli abitanti di Tarfaya sono diecimila, in mezzo alla sabbia delle dune. Tra di loro c’erano anche gli uomini che collaborarono con Antoine quand’era caposcalo. L’ultimo, un meccanico, è morto pochi anni fa. Dal 2004, qui ha aperto un modesto ma commovente museo dedicato alla memoria del pilota dell’Aéreopostale. Ricorda il direttore, Sadat Shaibata Mrabihrabou «Avevo cinque o sei anni, e proprio da quel meccanico udii pronunciare per la prima volta il nome di Saint Exupéry. In seguito ho letto Il piccolo principe e la storia di chi lo aveva scritto. Ho pensato che dovevamo esserne anche noi custodi». Nello spiazzo davanti al museo, un aereo ancorato a un piedestallo guarda verso il cielo. Non può volare, come l’angelo disegnato da Antoine sulla lettera al Petit Poucet. I sogni, invece, volano senza che nulla o nessuno possa impedirglielo. Volano dall’asteroide B612 al Sahara, da Lione a Casablanca. E se un giorno svaniscono nel profondo del Mar Tirreno, non per questo smettono di vivere.
Il Libro: Antoine de Saint Exupery, Il pilota scrittore, di Bernard Marck (Odoya Editore, pp. 572, € 28) è la più recente e forse la più completa biografia dell’autore de Il piccolo principe. Con dovizia di particolari, Marck passa in rassegna le vicende personali di Antoine, dagli albori del ’900 fino alla Seconda guerra mondiale. Le parti migliori del lavoro sono senza dubbio quelle che raccontano la figura e le imprese (riuscite e mancate) di Saint Exupery aviatore.

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