Non le risorse dell’immaginazione, con il gusto di inventare intrecci, personaggi e contesti sui quali proiettare, magari, le proprie ossessioni, sembrano alimentare i libri di V. S. Naipaul, bensì una sorta di tropismo della mente che lo orienta a captare i dettagli di quanto osserva, e tra tutti eleggere quelli che meglio si sintonizzano con la sua malinconia di fondo, non di rado venata da una rabbia che prende la strada dell’ipercriticismo, al quale non sfugge l’analisi della sua persona, ripetutamente investita da un cupo dissenso. Poi, quando i taccuini sono saturi di appunti e una scintilla arriva ad accenderli,...