Nel 1973 muore non solo un uomo, ma una vera leggenda, Bruce Lee, colui che, con un pugno di titoli, aveva sdoganato il genere arti marziali anche in Occidente. La sua improvvisa dipartita sconvolge i piani dei produttori che si vedono strappare, proprio quando il successo era lì lì per esplodere ancora maggiormente, una vera gallina dalle uova d’oro. L’artista infatti aveva interpretato con grande clamore I tre dell’operazione drago, sotto la regia di Robert Clouse, un film con un budget esponenzialmente superiore alle pellicole di arti marziali. Tutti volevano vedere un altro film di Bruce Lee, ma come fare visto che l’artista era morto? Qui entra in gioco un’incompiuta dell’attore/regista, Game of Death, una pellicola mai ultimata che contava però degli interessanti e soprattutto inediti combattimenti di Lee. I produttori perciò terminarono con l’uso di un sosia e la regia sempre del fidato Clouse, il progetto incompleto, che divenne inaspettatamente un successo senza precedenti. La nascita di un nuovo genere, la bruceploitation, pellicole con Bruce Lee senza Bruce Lee, era appena cominciata. Titoli come Bruce Lee-La sua vita, la sua leggenda, Bruce Lee Superdrago, Bruce Lee Supercampione, Io… Bruce Lee e Il colpo maestro di Bruce Lee sono solo alcuni di una cinematografia che mai è stato davvero studiata prima. Questa che segue però è soprattutto la storia musicale di un filone che ha per protagonisti eroi dal nome di Bruce Li, volti a volte somiglianti, a volte no al Piccolo drago del cinema d’arti marziali, con le varianti assurde ma geniali di Sammo Hung nell’incredibile Enter the Fat Dragon.

DISASTRO ANNUNCIATO
Percependo un disastro, i produttori di Game of Death, un film scellerato che usava persino dei cartonati di Bruce Lee sul viso dell’attore sosia, il coreano Kim Tai-jong, puntarono soprattutto su una colonna sonora di alto livello, capace di dare un’aria meno sciacallesca al progetto. Leggenda vuole che John Barry, l’artista che musicò magistralmente i più iconici film di James Bond, non voleva essere associato ad un film di arti marziali, un genere scarsamente considerato dalla critica, tanto da chiedere un compenso molto alto nella speranza che i produttori non accettassero. Cosa che non avvenne, per fortuna: la colonna sonora de L’ultimo combattimento di Chen è tra le cose migliori scritte per un film di kung fu, inaspettatamente il saluto più commovente e struggente alla star Bruce Lee. D’altronde ciò che il cinema non riesce con le immagini, lo può fare la musica, il modo più vicino di rappresentare le emozioni e le sensazioni dell’animo umano. John Barry, a dire il vero, non si sbatte più di tanto, crea un’imitazione dei suoi classici score per James Bond sporcandoli con un tocco di Oriente. Dopotutto, il compositore aveva già portato Bond in Oriente in Agente 007-Si vive solo due volte (1967) e in Agente 007-L’uomo dalla pistola d’oro (1974), musicando persino qualche azione di kung fu in quest’ultimo. Quello che però differenzia un lavoro su commissione di un grande artista, anche nel riciclo di ispirazioni, che poi a ben vedere è qui che risiede il cuore del cinema di serie B, è la grandezza del risultato, in questo caso una colonna sonora che passa dall’ottimo al passabile, ma sempre un passabile in grande stile. Il tema principale è un motivo percussivo molto anni Settanta: l’uso degli ottoni vogliono portare l’ascoltatore in pieno Oriente mentre i sintetizzatori donano un ritmo occidentale al tutto. È però, nel momento in cui si assiste, nella pellicola, al combattimento con Chuck Norris, che la musica si trasforma in puro James Bond, sporcato con il funky, il momento migliore di tutta la colonna sonora. Da segnalare poi il tema d’amore, uno strumentale pop, rilassato e sensuale, guidato dal sax, Will this Be the Song I’ll Be Singing Tomorrow, che sarà anche cantato dalla sensuale Colleen Camp con trasporto.
Game of Death ha un’atmosfera da John Barry, molto simile al suo precedente lavoro The Deep, e questo forse resta il suo limite. È interessante notare che Silva Screen ha ripubblicato il disco nel 1993 con l’inserimento della traccia finale, assolutamente pazzesca, che vive solo degli effetti sonori di lotta con il bastone, usato da Bruce Lee, prima di tornare ai titoli di testa. Eppure questa è solo un’anima de L’ultimo combattimento di Chen perché in versione originale il film aveva un’altra colonna sonora, composta da Joseph Koo, ed estremamente diversa, ma sicuramente sorprendente. Se John Barry ha uno stile più ordinario nel riproporre con entusiasmo i suoi vecchi lavori camuffati, il musicista celebre per Dalla cina con furore e il cult movie di John Woo A Better Tomorrow, osa tantissimo portando all’opera un’inedita dimensione disco, velocissima e intervallata dalle urla di Bruce Lee, nel tema principale. Più avanti le note si fanno più malinconiche con toni rock che non possono non ricordare il lavoro di Bob Satake e Yukio Hashi per la serie tv Samurai. È questo forse il momento più commovente di questa versione alternativa perché lo score di Joseph Koo, più che quello di John Barry, è adatto a commentare le immagini del funerale di Bruce Lee presenti nell’opera. Entrambe comunque restano ottime colonne sonore.

IMBROGLI
C’è da dire che se l’apice lo si è raggiunto con Game of Death, la storia della bruceploitation vive di molti bassi con score riciclati da altri film più noti. Come già detto, negli anni Settanta/Ottanta, le arti marziali al cinema erano viste come un genere di infimo livello. La maggior parte degli epigoni di questo filone hanno vissuto da noi una vita sotterranea, soprattutto in vhs, con quell’aria da grindhouse, sgranata e gracchiante, unica.
Esiste però un Game of Death 2 e in Italia uscì, ad inizio anni Ottanta, come L’ultima sfida di Bruce Lee, un film qualitativamente migliore del prototipo, con combattimenti più folli e meglio coreografati del precedente, tra i quali è bene citare uno scontro a colpi di kung fu tra Kim Tai-jong e una comparsa palesemente vestita da leone. Però, tra nudi e ritmo, tra battute recitate con troppa enfasi e sciocchezze narrative, ci si diverte. Diverso è il caso della colonna che propone principalmente una traccia discomusic che cambia a seconda del mercato: Dancer di Gino Scoccio, per il pubblico cinese, e Jealousy di Amii Stewart, per quello coreano. La versione internazionale fortunatamente ha il brano migliore, Kimamagurashi No Onna, una canzone melò sullo stile pop di Hong Kong, cantata con trasporto da Chiyo Okumura. Nulla per cui strapparsi i capelli soprattutto perché decodificare i brani presenti, non essendoci un cd ufficiale, è arduo. Sono prodotti usa e getta, dati in pasto ai tanti fan del genere, ma mai pensati per essere nulla più di divertimento di basso livello, nato e morto nelle sale cinematografiche di seconda visione.
Uno dei migliori film del filone è senza dubbio Esce il drago, entra la tigre del 1976, diretto con grande senso dello spettacolo da Tso Nam Lee, con il miglior attore del filone, Bruce Li ovvero Ho Chung Tao. Qui un amico e allievo del vero Bruce Lee, David, deve capire il perché l’attore sia morto così improvvisamente e per di più a causa di un banale mal di testa: è puro metacinema che usa la realtà come pretesto per imbastire una storia di fantasia che parla proprio di un sosia del vero Piccolo drago, la tigre del titolo. Girato con piglio, coreografato magnificamente e più serio della maggior parte degli esponenti del filone, questa pellicola rende onore all’attore che vuole omaggiare. Le musiche di commento, ad opera di Chow Fook Leung, sono molto di maniera, ma spicca inaspettatamente, nei titoli di testa, il tema di Uomini duri del 1974, un poliziesco con Lino Ventura, diretto da uno dei nostri registi più dotati e mai troppo lodati, Duccio Tessari. Three Tough Guys ad opera di Isaac Hayes è un brioso ed elettrizzante funky jazz con elementi elettronici, uno score degno dei migliori John Carpenter metropolitani che ci riporta le atmosfere de Il giustiziere della notte con Charles Bronson. Anche in questo caso il furto rende migliore, come impatto spettacolare, uno dei migliori Bruce Lee movie di sempre che, a differenza di Game of Death, cammina sulle sue gambe con dignità.
Incredibile però come Esce il drago, entra la tigre sia anche un grande ricettacolo del furto made in Hong Kong: se esistesse una colonna sonora ufficiale, e ovviamente non esiste, troveremmo tracce ad opera di Barry White (You Gotta Case), John Barry (Goodnight Goodnight) e persino Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd. Perle che neppure una produzione miliardaria può vantare e che un film con Bruce Li acchiappa gonzi invece aveva. Che meraviglioso imbroglio la bruceploitation!