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La fatica di vivere senza il teatro. Il saluto degli amici

La fatica di vivere senza il teatro. Il saluto degli amiciFranca Rame – Lorenzo Passoni - Tam Tam

Milano Si è spenta ieri mattina Franca Rame, oggi camera ardente e venerdì cerimonia laica davanti al teatro Strehler

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 30 maggio 2013

Bella ciao. Franca voleva essere salutata così. Per l’ultima volta. Con queste due parole cantate da tante donne vestite di rosso. Lo aveva scritto il 30 gennaio in una lettera di amore al suo Dario pubblicata da Il Fatto quotidiano. Parlando con una stella confessava il suo desiderio di morire, ma di non averlo fatto perché togliersi la vita è «difficilissimo». E poi non poteva dare un dolore così all’uomo della sua vita e a suo figlio Jacopo. «Penso a Dario sperduto la sera – scriveva – davanti alla tv che se ne va a letto senza chiudere le tapparelle e la porta. Lo sento che si gira e rigira nelle lenzuola pensandomi e preoccupandosi e quindi sto qui».

Ma lei senza andare in scena non riusciva proprio a vivere. Ieri mattina se n’è andata a 84 anni nella sua casa di Milano in Porta Romana. Accanto al suo Dario, «il mio tutto», come aveva scritto in quella lettera.

Ieri per tutta la giornata in quella casa sono arrivati gli amici più cari. I messaggi di cordoglio sono stati innumerevoli, e un po’ meno retorici del solito. Il ritratto più autentico forse lo ha dato Gad Lerner: «Lei, oltre ad essere Franca Rame, per me era la mamma di Jacopo, il mio compagno di scuola. Prima di tutto era generosa, casa sua è sempre stata un via vai, le persone più fragili e più deboli sono sempre state accolte. Stava un passo indietro a Dario ma spesso gli ispirava il cammino». Gad Lerner all’uscita dalla loro casa ha provato a rassicurare: «Dario per il momento è forte».

Chiunque avesse avuto a che fare con loro sa che erano come una cosa sola. Nel nostro piccolo, anche noi. Dario Fo nel mezzo di un’intervista, per esempio, immancabilmente si interrompeva per parlare con Franca, per chiederle qualcosa. Per sentirla vicina.

È così che Franca Rame è stata nello stesso tempo una grande attrice, una grande compagna – come ha detto ieri Fausto Bertinotti – e una grande donna. Personaggio pubblico e persona vera. Anche nei messaggi istituzionali chi può ci tiene a sottolineare una conoscenza personale. Giorgio Napolitano, per esempio, che l’ha conosciuta «in anni lontani», ha reso omaggio «al suo appassionato impegno civile e al suo apporto alla vita artistica e culturale del Paese».

Mario Capanna ricorda le prove del «Mistero buffo» alla Statale di Milano nel 1969. «Franca Rame è la donna che più di tutte mi ha colpito per la sua bellezza, oltre che per la sua inarrivabile bravura e per l’impegno sociale al quale, assieme a Dario, ha dedicato una vita intera», ha detto Adriano Celentano.

Ma anche chi non l’ha conosciuta sa di doverle molto. Prima di tutto le donne. «Attraverso di lei, il suo impegno, la sua testimonianza, le donne italiane si sono sentite meno sole», ha dichiarato la presidente della Camera Laura Boldrini.

Si può solo immaginare cosa avrebbe pensato lei del lunghissimo elenco delle dichiarazioni di cordoglio, soprattutto dei politici. Forse si sarebbe fatta una risata sapendo che tutti, ma proprio tutti, hanno voluto dire la loro, anche Maroni e la Binetti.

Ma poi basta rileggere quella lettera per tornare a commuoversi. «Sono felice di aiutare Dario, curare i suoi testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa… quel qualcosa che non mi fa amare più la vita. E’ per questo che voglio morire». Il privato ancora una volta è politico.

Oggi sarà allestita la camera ardente al Piccolo teatro Grassi di Milano in via Rovello. Venerdì ci sarà una cerimonia laica davanti al teatro Strehler. «Saremo sicuramente in molte a salutarla al canto di Bella ciao», assicura Lea Melandri, fondatrice dalla Libera Università delle donne. Ci saremo tutti.

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