Ciak si spara
Il colonnino infame Il vero miracolo italiano? la pax mafiosa. Finiti i tempi delle stragi e delle faide, dalle strade le guerre tra gangster si sono felicemente trasferite in tv. Con gran sollievo […]
Il colonnino infame Il vero miracolo italiano? la pax mafiosa. Finiti i tempi delle stragi e delle faide, dalle strade le guerre tra gangster si sono felicemente trasferite in tv. Con gran sollievo […]
Il vero miracolo italiano? la pax mafiosa. Finiti i tempi delle stragi e delle faide, dalle strade le guerre tra gangster si sono felicemente trasferite in tv. Con gran sollievo dei boss che invece di rischiare la pelle rischiano al massimo un calo di share. Pensate: una torta da circa 150 miliardi all’anno che mafia, camorra, ‘ndrangheta e compagni si dividono da veri gentleman. I narcos messicani si scuoiano vivi tra loro per molto meno. Ma ora la pax rischia di saltare, non sul controllo dei traffici, ma dei palinsesti. «Doppo quattro serrie di cammorra e tre di maffia capitalle», si sfoga un bandito sardo, «ora vogliammo una serie sull’anonnimma seqquestri, con Raul Bovva nei panni di Grazzianno Messinna e Scammarcio nelle pelli di peccorra di Matteo Bovve, ma da quest’orrecchio Sky e Netflix non ci sentono… facevammo primma a tagliargliello». Come dargli torto? dopo Gomorra perché non fare pure Sodoma? … ma preferisco non mettere in testa al mio solitario bandito-pastore strane idee e mi taccio. A Palermo incontro un capo-mandamento della Vucciaria: «un gioco sporco è» tuona l’uomo di rispetto, «alli tempi da Piovra io teneva dieci anni, ma mi rricordo beni ca nui autri ‘a figura degli infami ci facevamo, e l’erroe era chillu curnutu du cummissariu Cattano!». Ma i più incazzati sono i calabresi: «fìciruh haddivintarih (fecero diventare, n.d.t.) ‘stih zingarih ih mmerdah delleh starrreh internazzionalih (star internazionali, n.d.t.)», si sfoga un sicario attivo tra Duisburg e San Luca, «e i napulitanih pareh cheh a ggiògah (la droga n.d.t.) dall’americah ‘a importànoh lloroh, inveceh chissuh o famuh nuih (questo lo facciamo noi, n.d.t.)». «Il problema con la ‘ndrangheta», racconta un grosso produttore che s’è ritrovato una testa di mulo e due vasetti di ‘nduija nel letto, «è che quando parlano non si capisce un’acca». «Potreste sottotitolarli,» dico io, «nessun adattatore è riuscito a venirne a capo», risponde guardandosi le spalle, «e doppiarli è impossibile: a un noto attore, dopo tre turni si sono lesionate le corde vocali e ci ha fatto causa. Ora, valorizzando il tema omertà puntiamo a una serie tv muta, tipo The Artist». Ma non c’è tempo da perdere: intorno a Cinecittà gambizzazioni e pallottole vaganti sono all’ordine del giorno, e prima che a reclamare una fiction ci si mettano pure Sacra Corona Unita, Stidda, Tiade cinese, clan russi, Black Axe nigeriani e Genny ‘a Carogna, converrà inventarsi qualcosa. Magari un reality a eliminazione, tipo L’isola dei mafiosi, dove farli marcire (©Ministero dell’Interno) al confino.
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