Quando la Meloni indica la luna, gli stolti guardano Landini senza capire che il vero trionfo di Giorgia non è tanto aver scippato il Primo Maggio alla CGIL con un Consiglio dei Ministri, ma aver asfaltato la sinistra con un cortometraggio di 3’ e 35”. Veltroni che insegue polverose nostalgie con una macchina da presa che non sa dove piazzare? Moretti che ripropone il suo repertorio con lui al centro? Virzì che prepara lo stesso film già fatto 27 anni prima? Tutta roba vecchia di cui gli italiani ormai se ne fregano bellamente!

Il film politico di Giorgia invece ha una sceneggiatura di ferro -con il lavoro precario protagonista e il reddito di cittadinanza nel ruolo del cattivo- e una regia agile e rivoluzionaria che contamina il linguaggio classico del grande cinema con quello moderno dei social..
L’opera si apre con un omaggio ad «Arca Russa»di Sokurov, con Palazzo Chigi al posto dell’Ermitage di San Pietroburgo, dove Giorgia si aggira parlando a una mdp su carrello a precedere, tra stucchi, specchi e dorature dapprima sullo sfondo, poi prepotentemente in dettaglio quando le porte fanno da quinta al suo passaggio dalla prima alla seconda sala.
Il piano sequenza incalza poi alla «Birdman» di Inarritu per portarci nella sala successiva dove sui mobili roccocò spuntano elementi di modernità come fotocopiatrici, bottiglie d’acqua minerale e bicchieri di carta, a simboleggiare come Giorgia sia sempre al lavoro a Palazzo Chigi come a Palazzo Venezia. Al minuto 1 e 12” il primo stacco interno alla Garrone e brusco montaggio in asse che sbalza la Meloni in avanti per avvicinarla al popolo.

Poi la mdp si cheta e l’immagine si fa fissa per dare alle parole più solennità. Pochi secondi… poi altro stacco interno e il carrello a precedere riparte fino ad includere una bandiera coi colori della fiamma tricolore. Breve sosta, poi Giorgia scatta e la mdp le sta sulla nuca alla fratelli Dardenne mentre afferra una maniglia… fretta, inquadratura… tutto fa pensare che quella sia la porta del bagno, invece, come in un dolly di Sergio Leone, davanti a noi si spalanca un bel campo lungo dove intorno a un tavolo ovale di proporzioni putiniane stanno i suoi ministri, tutti muti e immobili tanto che il Presidente deve usare il campanello non per zittirli ma per rianimarli. Ultimo sguardo ammiccante alla mdp alla Phoebe Aller-Bridge in «Fleabag», panoramica sporca a sinistra in stile «The Office» e ciaone alla dittatura della sinistra nel cinema.