«Ci sono energie vive che la politica ignora»
Intervista a Perino & Vele Lo sguardo degli artisti sul territorio
Intervista a Perino & Vele Lo sguardo degli artisti sul territorio
Gli appassionati di arte contemporanea campani conoscono bene il lavoro di Perino & Vele. Ma basta anche solo il biglietto della metro di Napoli per scoprire una loro installazione a ridosso dei binari della Linea 1, la metropolitana dell’arte: una fila di vecchie Fiat 500 tinte di rosa e ricoperte da una trapunta di carta pesta, che sembra proteggerle, accoglie i passeggeri alla fermata Salvator Rosa. Oppure sulle pareti del Teatro Nuovo ancora a Napoli, dove hanno realizzato Public invasion: su un fondo di cartapesta, che rimanda ai manifesti degli spettacoli teatrali, una fila di rospi cerca di uscire dai margini mentre fori neri, come colpi di pistola, richiamano gli occhi degli spettatori puntati sull’azione. Emiliano Perino è nato a New York da una famiglia di origine irpina, Luca Vele è nato a Rotondi, nella Valle Caudina a 20 km da Avellino, dove il duo ha stabilito il proprio atelier.
Avellino è un luogo che raccoglie le energie artistiche del territorio oppure le ignora?
Senza coloriture polemiche, pensiamo che Avellino non raccolga quanto viene seminato dalle sue anime migliori. Il territorio in questi anni ha «figliato» numerose energie nel campo della cultura a 360 gradi e della politica; paradossalmente i politici hanno ignorato o non dato il giusto peso a chi legittimamente lo meritava. Ancora oggi ci sono energie vive e creative che se «carezzate» potrebbero certamente dare un contributo valido alla ripresa culturale ed economica della zona e dell’intero paese. Di qui il dato di fatto che ci porta a bypassare il territorio di origine puntando gli occhi oltre i confini locali. Ci sentiamo fortemente caudini (irpino/sanniti della valle caudina), sia per un fatto geografico sia anche per una formazione culturale molto distante dal capoluogo irpino.
Il vostro atelier è immerso nel verde. In che modo l’ambiente in cui create entra nella vostra produzione?
Noi viviamo e lavoriamo in Campania, il nostro studio è a due passi dalla via Appia, la strada che collega Roma con le altre grandi civiltà del bacino del Mediterraneo. Il nostro era un territorio di grande vocazione agricola, artigianale e commerciale su cui si è sovrapposto un’industrializzazione e una cementificazione selvaggia. Abbiamo sempre sostenuto che nell’arte bisogna raccontare quello che si conosce e ciò che ti è più vicino. Sin dall’inizio il nostro sguardo e il nostro interesse è stato rivolto a quello che osserviamo e che accade intorno a noi.
Come mai avete scelto di lavorare a Rotondi?
Sicuramente la famiglia e gli amici. A questi ci lega un sentimento fortissimo di affetto e sensibilità. È proprio per questo che abbiamo deciso di avere lo studio nel nostro luogo di origine. È una piccola realtà dove ancora oggi i genitori ti spingono verso un impiego sicuro. Quando, all’inizio, qualcuno in paese ci chiedeva quale fosse il nostro lavoro, alla nostra risposta titubante «facciamo gli artisti» rispondevano «ah, non fate niente!». Questo spiega bene cosa significava essere giovani artisti a Rotondi. Adesso naturalmente le cose sono cambiante, conoscono un po’ meglio noi e il nostro lavoro, il nostro studio funge fortemente da catalizzatore e fucina di idee. Qui, con un gruppo di amici, appunto, ci incontriamo, discutiamo, ci confrontiamo, ceniamo, per il piacere di stare assieme e respirare aria buona. Nel nostro gruppo di amici caudini ci sono intellettuali, architetti, paesaggisti, musicisti, chef e così via. Da questa sintonia sono nate ad esempio varie collaborazioni creative come con Enzo Cioffi per Nonsolorock festival, Arkit per la ristrutturazione del nostro studio ed Edward Tangredi per la progettazione del giardino, con Salvatore Stallone per la copertina del suo ultimo cd.
Il 2014 è il vostro ventennale, a cosa state lavorando?
Dopo un 2013 che ci ha visti impegnati in due importanti mostre personali, una a Napoli alla galleria Alfonso Artiaco con Elpìs e a Martina Franca al Palazzo Ducale con Secondo atto, in queste settimane ci stiamo occupando dei «festeggiamenti». Nel 1994 nacque Perino & Vele, per il 2014 stiamo lavorando all’idea di una serie di installazioni site specific da presentare in Italia e all’estero. L’idea è quella di sviluppare nell’arco di questo anno il progetto Elpìs. In un periodo di profonda crisi e di limitate prospettive sentiamo l’urgenza di mettere un punto fermo nella nostra produzione, non per aggrapparci a una certezza ma per fissare un nuovo punto di partenza.
Emiliano Perino e Luca Vele, rispettivamente classe 1973 e 1975, festeggiano quest’anno venti anni del loro sodalizio artistico. Entrambi di origine avellinese, le loro creazioni nascono e vengono realizzate nello studio-laboratorio di Rotondi, nella Valle Caudina. Le opere ruotano intorno a un mondo di oggetti, animali, figure che gli artisti realizzano attraverso la cartapesta, prodotta attraverso la macerazione di giornali e quotidiani: impastate con colla e acqua diventano sculture tridimensionali. Hanno esposto i loro lavori a Pechino, alla XV Quadriennale di Roma e al Mambo di Bologna.
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