Un’ovazione trionfale accoglie la conclusione del Sacre du printemps: applausi scatenati, poi scanditi a ritmo regolare, come un battito di tutta la cavea. Esile, elegante, pantaloni larghi, orientali, una casacca leggera, Chung Myung-whun attacca, a sorpresa, il bis: ripete una sezione del Sacre. Il concerto assume la forma di una iniziazione. Due partiture che intendono intonarsi alla Natura sono a confronto: la Sesta Sinfonia «Pastorale» di Beethoven e il Sacre di Stravinskij, una visione illuministica, di armonia universale, di progresso, l’utopia di un’umanità pacificata, da una parte, e l’irruzione del caos, del disordine, dell’inaspettato, dall’altra, seguita, l’anno dopo, dallo scoppio...