Visioni

Christmas Carol a ferragosto…

Christmas Carol a ferragosto…

Il pranzo di natale Personalmente preferisco ascoltarle a ferragosto. Odio il caldo e la mia temperatura ideale è sotto lo zero, così mettere nel lettore un cd con qualche classico natalizio mi distrae dalla […]

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 23 dicembre 2017

Personalmente preferisco ascoltarle a ferragosto. Odio il caldo e la mia temperatura ideale è sotto lo zero, così mettere nel lettore un cd con qualche classico natalizio mi distrae dalla canicola opprimente. O almeno mi illudo. Certo la selezione è ampia, oserei dire monumentale. In America non c’è artista che non si sia cimentato nel genere, perfino Bob Dylan ha dato alle stampe un suo personale contributo alla «causa». E non importa se la sua voce poco cristallina più che Santa Claus è sembrata omaggiare un branco di lupi mannari. Ma tant’è, sarà che i canti natalizi fanno tornare tutti un po’ bambini, un modo per esorcizzare il tempo perduto e restituirti – per un attimo – a tavole imbandite e a stanze colme di doni.

Di certo è un business redditizio assai, anche ora che di dischi se ne vendono sempre meno e la frontiera dell’ascolto e puro streaming. Il classico dei classici è White Christmas (50 milioni di copie vendute) nella versione perfetta di Bing Crosby. La scrisse Irving Berlin – raccontano le biografie – durante un Capodanno passato a Banning, una località di California che vede assai di rado la neve, e così affacciato alla finestra venne sorpreso dai fiocchi che scendevano e da una ispirazione improvvisa. Da qui il diluvio di pubblicazioni, tutte concentrate tra ottobre e dicembre, dove i tradizionali Christmas Carol venivano stravolti in curiose versioni swing, jazz e rock’n’roll, disco e perfino reggae. Con il rischio di una deriva kitsch sempre alle porte, il rito ci riserva a volte rivisitazioni di alto profilo. Una carezzevole Ella Fitzgerald è pura delizia quando si dedica al natale in un album di grande spessore come Ella Fitzgerald’s Christmas (1967). Barbra Streisand si è addirittura avventurata nel magico mondo tra renne e stelle comete due volte: nel 1967 con un disco tradizionale e nel 2001 addirittura con brani scritti per l’occasione.

I baronetti di Liverpool avevano invece una curiosa tradizione di festeggiare con un messaggio al fan club. Dal 1963 al 1969, la registrazione di Natale dei Beatles venne stampata su flexi disc e mandata per posta ogni dicembre.Ma ora che tutto fa cassa, i 7 messaggi sono stati stampati in 7 vinili di colore diverso e raccolti in The Christmas Record – box set uscito il 15 dicembre. Per chiudere il pezzo più «politicamente scorretto»: Fairytale of New York dei Pogues – imperdibile e ben lontano dall’atmosfera di letizia delle feste. Il brano parla infatti di un ubriacone rinchiuso in una cella di New York, che ricorda il proprio passato: una volta era innamorato e la sua vita aveva meravigliose prospettive, ma dopo la fine dell’amore iniziò un lungo e degradante declino. Anche questo è Natale…

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