C’è un rapporto speciale tra il festival Angelica, rassegna di musiche in cui si cerca la contemporaneità con larghezza di vedute ammirevole, e un compositore americano oggi novantenne che si chiama Christian Wolff. Nel 2013 il festival bolognese guidato da Massimo Simonini gli dedicò ben tre serate, nel 2022 una sola ma di nuovo sostanziosa e adatta a illustrare le ulteriori evoluzioni del suo stile. La registrazione di parte di quest’ultimo concerto esce ora in cd col titolo di uno dei dieci brani che vi sono contenuti: Sveglia (I Dischi di Angelica).

La scelta del titolo non è casuale dato che si tratta di un brano per sette chitarre elettriche commissionato a Wolff proprio per l’occasione. Wolff è un compositore difficile che percepito nel punto della sua originalità diventa «facile». In sostanza è un artista concettuale. Produce opere in cui le parti libere sono spesso ampie ma in cui la scrittura ha una chiara egemonia culturale. Da giovanissimo (16 anni) con Duo for Violins viene accolto da Cage, Feldman e Earle Brown in quella che negli anni Cinquanta e Sessanta si chiama The New York School. Nel suo pezzo For Prepared Piano del 1951 c’è una caratteristica che ritroviamo ancora oggi.

Una sequenza di suoni, una pausa, un’altra sequenza. Sono sequenze di suoni coordinati dato che il puntillismo che pure utilizza non è per lui la valorizzazione del suono singolo e autonomo. Ha qualcosa di estremistico più che di sovversivo, di avanguardistico più che di libertario. Nel tempo il vocabolario sonoro di Wolff diventa più ricco, gioca sempre con questo criterio delle pause quasi matematicamente distribuite, ma insieme alla complessità acquista conversatività, se vogliamo piacevolezza. Nell’ultima testimonianza della sua arte, il cd Sveglia, Woff fa un passo in più, avverte, da uomo colto curioso attento qual è, il ritorno della componente lirica nella produzione musicale contemporanea.

Non subisce nessun ricatto neotonale: mette in mostra quel suo tocco tipo Lovely Music che già si era notato in lui nelle serate di Angelica del 2013. Lovely Music era per buona parte musica fluida che danzava tra tocchi avantgarde e tocchi popular. Questa tinta Lovely c’è nelle sette chitarre di Sveglia, c’è in Exercise 10 per piano e 7 chitarre, un po’ meno in For 1, 2 or 3 People per piano (Wolff), percussioni (Robyn Schulkowsky) e batteria (Joey Baron), piuttosto weberniano. Ma c’è un po’ di più rispetto al Wolff di anni fa. Ed è un gran piacere ascoltarlo, piacere intellettuale anzitutto, perché con quest’uomo non è il caso di parlare di edonismo o di epidermicità a cuor leggero.