Visioni

Chiude i battenti il Teatro i, prezioso spazio di scoperta

Chiude i battenti il Teatro i, prezioso spazio di scopertaAl centro Federica Fracassi in «Variazioni furiose», regia di Renzo Martinelli

Palcoscenici Fondato da Renzo Martinelli, Federica Fracassi e Francesca Garolla, è stato un approdo di molte compagnie, con una particolare attenzione alla drammaturgia

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 12 ottobre 2022

Un piccolo lutto si sta consumando in questi giorni nella comunità teatrale, milanese e non solo. Chiuderà le porte alla fine dell’anno il Teatro i, progetto quasi ventennale di Renzo Martinelli, Federica Fracassi e Francesca Garolla. Un teatro indipendente, una casa per molti in una città dove non era semplice trovare spazio per quei gruppi e realtà che lavoravano sottotraccia, lontano dagli stabili e dalle grandi produzioni. Una vocazione che era nata sin dall’inizio, quando Martinelli, regista, e Fracassi, attrice, avevano finalmente trovato una sede dopo anni di «nomadismo» con la loro compagnia Teatro Aperto. Insieme all’autrice e dramaturg Garolla si era subito delineata la doppia attività di produzione e ospitalità. Sul primo fronte erano arrivati presto i riconoscimenti «ufficiali», come il Premio Ubu del 2011 a Federica Fracassi per gli spettacoli Hilda e Incendi diretti da Renzo Martinelli. Allo stesso tempo, al Teatro i trovavano spazio in tanti, da Ricci/Forte agli Anagoor, da Latella ai Motus, da Forced Entertainment a Fanny&Alexander fino a Martin Crimp e Mark Ravenhill.

ACCANTO a questa importante funzione di «approdo», lo spazio si distingue per la sua attenzione alla drammaturgia contemporanea, spesso trascurata dal sistema teatrale italiano. Ancora lo scorso anno era nato in tal senso un nuovo progetto, che intendeva diffondere e dare visibilità alla scrittura per la scena con la creazione di una biblioteca virtuale tuttora visitabile sul sito del teatro. Ma non finiva qui, perché intorno ai testi è nato molto altro: in primis il coinvolgimento del pubblico, in un periodo in cui i teatri o erano chiusi o – come ne caso della piccola sala milanese – impossibilitati a lavorare a causa del distanziamento e delle sedute ridotte. Cento spettatori, non pochi, si sono allora fatti carico di leggere gli oltre cento testi selezionati per sceglierne infine cinque da trasformare in podcast. E poi, in una fase successiva, quando i teatri erano tornati in attività, alcune di queste drammaturgie sono state messe in scena sul palco del Teatro i, abbracciando così un processo «completo» di scouting, dalla scoperta alla produzione.

ORA PERÒ, con un comunicato, i tre fondatori dicono che non riescono più ad andare avanti: il contesto è cambiato, è diventato «troppo competitivo», rientrare nei parametri per i finanziamenti pubblici è diventato più difficile. Sicuramente nel tempo sono cambiati anche i percorsi di vita e di carriera, evidentemente un passaggio di consegne non era possibile né sostenibile. Rimane l’amaro della perdita di un luogo di creazione fuori dagli schemi, dove dialogavano idee del teatro differenti, dove non c’era la paura di proporre ciò che non era affermato, ma che richiedeva di essere scoperto. Ora in scena al Teatro i c’è un lavoro diretto da Renzo Martinelli, Esequie solenni – titolo che calza a pennello. Quello che chiuderà la stagione e l’attività della sala è invece firmato da Putéca Celidonia, giovane compagnia napoletana che si sta affermando negli ultimi anni. Terminare con qualcosa di nuovo, è un cerchio che si chiude ma anche un buon auspicio.

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