È un evento davvero speciale quello che si terrà quest’anno al Far East di Udine, per l’edizione numero venticinque il Gelso d’Oro alla carriera verrà infatti consegnato a Chieko Baisho, uno dei volti più popolari, mai aggettivo è stato più adatto, del cinema giapponese del dopoguerra. Il premio celebra più di sessant’anni di carriera per l’attrice, cantante e doppiatrice giapponese che ha legato indelebilmente il suo nome alla casa di produzione Shochiku, alla serie di film dedicati a Tora-san e soprattutto a Yoji Yamada, regista con cui ha condiviso gran parte del suo percorso artistico.

Cresciuta a Tokyo, con alcuni anni passati nella prefettura di Ibaraki durante il periodo bellico, Baisho fin da giovanissima debutta come cantante, nel 1954 a soli 13 anni, e sei anni più tardi entra a far parte nel teatro di rivista della Shochiku. Il suo potenziale come attrice per il grande schermo viene però subito notato e dal 1961 si lega al reparto cinematografico della compagnia giapponese per cui lavorerà per quasi tutta la sua carriera. Il debutto sul grande schermo in una parte minore avviene nello stesso anno con Women of Tokyo, dove condivide le scene con un’altra grande attrice del dopoguerra giapponese, Mariko Okada.

Una ragazza solare
Il primo ruolo importante è in The Sunshine Girl del 1963 e corrisponde anche con la prima collaborazione con Yamada, i due lavoreranno insieme in più di sessanta film. The Sunshine Girl contiene in nuce molto dei ruoli più importanti che Baisho svilupperà ed interpreterà nei decenni successivi, una ragazza della classe popolare che fra varie difficoltà cerca di guardare al futuro con un atteggiamento consapevole ma solare.

Dopo alcune commedie leggere, alcuni lavori assieme alla sorella minore Mitsuko, attrice talentuosa ma agli antipodi per stile di recitazione e personaggi interpretati, e un interessante opera più cupa, A Trap, da un romanzo del re dei giallisti giapponesi Seicho Matsumoto, nel 1969 arriva Otoko wa tsurai yo, film conosciuto in patria più semplicemente come Tora-san. Si tratta del primo capitolo di una fluviale serie di lungometraggi per il grande schermo che raccontano le comiche, ma molto spesso con venature serie, avventure di Torajiro (Tora), un venditore ambulante e donnaiolo, ma sfortunato con le donne, che in ogni film, dopo il classico litigio con la sua famiglia, lascia il negozietto di dolci gestito da sua sorella Sakura, a Shibamata, Tokyo, e viaggia, rigorosamente in treno, quasi in ogni angolo del Giappone, dal nord più estremo dell’Hokkaido, al sud più profondo di Okinawa. Il personaggio di Sakura è interpretato da Baisho in tutti i cinquanta film della serie, dal 1969 al 1995, anno della scomparsa dell’attore principale Kiyoshi Atsumi, con una capitolo finale e celebrativo nel 2019. Questa tragicomica saga, ambientata nel Giappone del tempo ma sempre con un’ombra nostalgica e quasi di fantasia, è saputa entrare nell’immaginario popolare giapponese come forse nessun altro oggetto cinematografico ha mai saputo fare. Popolare è qui termine fondamentale, perché si tratta di lungometraggi ben diretti, alcuni piccoli capolavori, specialmente negli anni settanta, ma che hanno sempre mantenuto e cercato una qualità quasi nazional-popolare, questo anche grazie all’interpretazione di Baisho, che da sorella e giovane ragazza nei primi film è diventata, nel prosieguo della serie, prima moglie e poi madre. I lungometraggi di Tora-san vengono ricordati anche perché sono stati una delle ragioni economiche che ha permesso alla Shochiku di stare a galla e non fallire durante gli anni settanta, quando le altre case di produzione chiudevano, come la Daiei, o si trasformavano in qualcosa di diverso, come la Nikkatsu che si dedicò principalmente alla produzione di film erotici, i roman poruno.

Il primo Tora-San
Durante il festival sarà proiettato il primo film della serie, Tora-san del 1969, assieme a questo anche un’altra collaborazione con Yamada, Where Spring Comes Late, entrambi i lavori sono stati scelti dall’attrice stessa espressamente per la manifestazione friulana. Where Spring Comes Late arriva al momento giusto, il 1970, l’anno dell’Expo di Osaka e di tutto ciò che la manifestazione simbolizza ed è forse uno dei migliori lavori targati Yamada e Baisho. Un road movie che racconta il viaggio forzato di una famiglia dal sud del Giappone al nord in cerca di lavoro, a causa della chiusura della miniera dove il marito lavorava. Con un’atmosfera ed un tocco quasi da documentario, il film è un viaggio attraverso il Giappone ma è anche un’immersione profonda nei cambiamenti dei paesaggi e nelle vite delle classi medio basse portati dall’industrializzazione del dopoguerra e dal progresso economico degli anni sessanta. Parallelamente a questo movimento fisico che parte dall’estremo sud di Nagasaki e arriva all’estremo nord dell’Hokkaido, entrambi luoghi amati e dove Yamada ritornerà spesso con i suoi film, il lungometraggio è anche un’esplorazione dei rapporti familiari e di classe (il titolo originale è kazoku «famiglia») e di come una famiglia operaia possa affrontare e superare tragedie e avversità.

Mentre le scene nella piccola isola di Nagasaki sono piuttosto colorate, più la famiglia si sposta verso nord, attraversando aree e città industriali (Osaka e Tokyo), più la tavolozza dei colori diventa grigia o grigiastra. Anche quando si arriva in Hokkaido, l’atmosfera e la città stessa sembrano intrise di grigio, con tutti i colori che diventano opachi e slavati, ma con tipico tocco alla Yamada il film si conclude con un ottimismo quasi esagerato.

Concerti
Parallelamente alla sua carriera come attrice per la Shochiku, Baisho continua anche quella di cantante, negli anni sessanta e settanta è stata interprete di notevoli successi musicali, ma è soprattutto dopo la fine della serie Tora-san che comincia ad ampliare il suo repertorio e a tenere più concerti lungo l’arcipelago. Anche se aveva già dato voce a un personaggio di Gundam nel 1981, il suo lavoro come doppiatrice in lavori animati si fa notare soprattutto negli ultimi decenni, le sue interpretazione più celebri in Giappone rimangono probabilmente quelle per Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki nel 2004, dove interpreta Sophie, e Weathering with You – La ragazza del tempo di Makoto Shinkai del 2019, dove dà voce a Fumi.

Il terzo film portato a Udine e il perfetto modo per celebrare la sessantennale carriera dell’attrice è Plan 75, lungometraggio diretto da Chie Hayakawa e presentato a Cannes nel 2022, dove si aggiudicò la menzione speciale Caméra d’Or. Il film verrà proiettato in anteprima al festival per poi avere una distribuzione italiana a partire dal prossimo undici maggio e immagina un futuro non troppo lontano, in cui le persone over 75 possono decidere di far ricorso all’eutanasia, attraverso un programma del governo giapponese. Nel film vediamo Baisho senza filtri portare tutti i suoi anni, ottanta nel periodo delle riprese, ma brillare di fascino interiore, senza rivelare troppo della trama, in un certo senso è come se Sakura e gli innumerevoli personaggi interpretati nel corso della sua lunga e gloriosa carriera trovino qui un seguito e un loro naturale compimento.